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Scrisse la lettera dal fronte alla moglie nel 1943: recapitata pochi giorni fa

Francesco Piconese scrisse una lettera alla moglie dal Nord Africa nel 1943: solo pochi giorni fa suo nipote è riuscito a leggerla.
A cura di D. F.
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Ha impiegato 75 anni, ma alla fine è giunta a destinazione la lettera d'amore inviata da un soldato salentino in missione in Nord Africa durante la Seconda Guerra Mondiale. La busta contenente la missiva ha impiegato ben più di mezzo secolo ma alla fine è arrivata laddove doveva arrivare. A ritirarla non è stata la moglie, Immacolata Coluccia, ormai morta, ma il giovane nipote del militare, Daniele Piconese che si è imbattuto su internet in una lettera scritta con una calligrafia familiare. Molto familiare. “Amatissima moglie mia, ti scrivo questa lettera in fortuna di Dio. Non so se la ricevi, io sto bene e lo stesso spero di sentire pure di voi”: dopo aver letto le prime righe, il ragazzo ha riconosciuto la calligrafia del nonno, che è poi molto simile alla sua. Ha controllato il mittente, Francesco Piconese, e la destinataria, Immacolata “Vata” Coluccia. Si trattava proprio dei nonni.

Il ragazzo a quel punto si è messo in contatto con chi ha recuperato, per puro caso, la lettera: un collezionista di articoli, libri, scritti inerenti la storia della piccola cittadina salentina, che aveva comprato la missiva su Ebay. Le immagini  di quello scritto erano state pubblicate su un gruppo chiuso di Facebook proprio allo scopo di rintracciare i parenti del soldato. Missione compiuta: Daniele è riuscito ad ottenere la copia originale che ora è destinata a ritornare nella casa che fu del nonno.

La lettera venne scritta dal fronte, e per questo contiene diversi omissis: il militare salentino non mise nero su bianco nessun dettaglio dell’azione militare, ma traspare la sua paura che da un momento all’altro possa accadere qualcosa di molto grave. “Trovare la lettera così, per puro caso, è stato davvero emozionante – spiega Daniele Piconese -. La busta non era stata recapitata alla nonna perché mancava il bollo Italia, ma in un modo o nell’altro è tornata a casa. Nel frattempo è stata anche tradotta, perché alcune parole non erano comprensibili oppure erano cifrate. Del resto, trattandosi di posta militare, non potevano esserci dettagli sul conflitto. Sappiamo solo che il nonno era in Tunisia. Leggere e riconoscere la sua calligrafia, che è uguale alla mia e a quella di mio padre, mi ha permesso di ritrovare un pezzo di storia della mia famiglia”.

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