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Scrisse all’amante: “Se muoio è stata mia moglie”. Giudici assolvono la vedova: “Lui raccontava bugie”

La morte di Ettore Treglia non è stata omicidio. L’uomo scrisse all’amante la sera prima del decesso: “Se mi trovano morto è stata mia moglie”, ma i giudici di Torino hanno assolto la donna: “La vittima raccontava un giorno bugie, l’altro pure, era propenso a inventare, mentire, ingigantire la realtà”.
A cura di Ida Artiaco
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"La vittima raccontava bugie. Principi di civiltà, prima ancora che di diritto, impongono l'assoluzione". Per questo la presidente della Corte d'Assise di Torino, Alessandra Salvadori, ha assolto una donna che era stata indicata dal marito come presunta colpevole della sua morte.

I fatti sono noti: Ettore Treglia morì a 50 anni il 5 aprile del 2021. Il giorno prima scrisse una serie di messaggi alla sua amante, che a sua volta li ha mostrati ai carabinieri con tanto di screenshot. "Se mi trovano morto è stata mia moglie. Sto prendendo botte", aveva detto l'uomo. In realtà, nessuno dei medici intervenuti la mattina del 5 aprile analizzò il corpo, il referto non fece alcun accenno a segni di violenza. Ettore era malato e aveva subito un intervento al cavo orale.

Poi, improvvisamente, la Procura bloccò il funerale proprio in seguito alla denuncia presentata dall'amante del defunto, che viveva in Puglia. Da lì cominciò il calvario della moglie Gaia, la quale si è sempre dichiarata innocente, che si è però concluso a luglio scorso con una sentenza di assoluzione perché "il fatto non sussiste", di cui sono state rese note le motivazioni.

Secondo i giudici la vittima raccontava "un giorno bugie, l'altro pure, propenso a inventare, mentire, ingigantire la realtà", per altro dedito all'alcol e avvezzo al tradimento. Scrive la Corte: "In un contesto di continue mistificazioni e falsità e di palesi esagerazioni, le parole del defunto — a prima vista significative e fortemente sospette — perdono di ogni minima credibilità, potendo serenamente essere inserite in quella consueta modalità di creazione di una realtà romanzata".

La moglie per i giudici è una figura fragile e sfortunata. "Le accuse mosse dall’amante hanno indotto dei sospetti e giustificato indagini che, altrimenti, non sarebbero state neppure avviate. Tuttavia, le ulteriori circostanze fattuali emerse durante le investigazioni non possono ritenersi idonee a dimostrare, tantomeno ogni oltre ragionevole dubbio, che Treglia sia stato ucciso", si legge nelle conclusioni.

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