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“Scossi e spaventati per il figlio”: cosa rischiano i due papà bloccati negli Usa dopo la maternità surrogata

Resteranno in California fino a quando non avranno maggiori certezze su cosa li aspetta: è questa la posizione assunta dai due papà di Arezzo che sono “bloccati” negli Usa dopo la nascita del loro figlioletto con maternità surrogata. La pratica in Italia è diventata reato universale sotto il governo Meloni. L’avvocato Baldini: “Vorremmo arrivare alla Corte Costituzionale, norma con una serie di contraddizioni”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sono bloccati in California da febbraio, quando è nato il loro bambino avuto grazie alla maternità surrogata. Due papà hanno dovuto riorganizzare il loro lavoro e la loro vita in attesa di capire cosa potrebbe accadere alla loro famiglia se tornassero in Italia: la maternità surrogata, infatti, è diventata reato universale sotto il governo Meloni e chi usufruisce di questa pratica rischia l'arresto e una multa da 600mila euro.

Impossibile sapere, qualora i genitori del bimbo venissero arrestati, quale sarebbe il destino del neonato. "I miei assistiti hanno deciso di non tornare in Italia per il momento – ha raccontato l'avvocato Gianni Baldini a Fanpage.it – proprio perché ci sono tante incertezze in merito all'applicazione della nuova legge. Hanno fatto ricorso alla maternità surrogata quando non si parlava ancora di reato universale in Italia e il punto è che quando questa legge è entrata in vigore, la gravidanza era già in corso. Non possiamo pensare che chiunque si avvalga di questa pratica decida all'improvviso per l'aborto, no? Sarebbe assurdo. Stanno cercando di capire cosa potrebbe succedere alla loro famiglia e combattono con l'incertezza di questa condizione".

Per il reato è previsto anche l'arresto. "Non è chiaro però se parliamo anche di detenzione – specifica Baldini -. In ogni caso, un fermo ha sicuramente conseguenze sulla genitorialità per queste persone e ci sono tantissime domande alle quali, di fatto, la norma non risponde. In un rigo e mezzo si parla di reato universale, ma non sappiamo questi neonati che fine fanno. Vanno in affidamento? E come viene gestito questo percorso? Bisogna chiarire profili di questo tipo".

"In questo momento i miei assistiti sono molto preoccupati per la situazione che si delinea e per l'incertezza della condizione loro e del bambino. Negli Stati Uniti hanno fatto tutto secondo legge e in questo momento sono lì con una green card per motivi di carattere sanitario. Adesso c'è anche il tema del ricongiungimento familiare al bimbo nato con cittadinanza americana, quindi per ora hanno i documenti a posto. Chiaramente vorrebbero tornare nel loro Paese e desiderano che al figlio siano garantiti diritti e tutele".

La coppia vorrebbe quindi rientrare in Italia, dove lavora e ha una casa, ma per il momento teme i risvolti legali della vicenda. "Vorrebbero rientrare avendo chiaro il quadro che li aspetta. In questo momento sono molto scossi e anche molto spaventati all'idea che si possa risalire a loro e al loro bambino".

"La legge è entrata in vigore dopo che i miei assistiti avevano avviato il procedimento per la maternità surrogata – ha spiegato ancora il legale -. Normalmente non dovrebbe esserci retroattività della pena, ma in quanto reato universale prevede la cosiddetta esecuzione continuata e verosimilmente è punibile anche se gli accordi sono stati fatti prima. Questo bambino è nato dopo l'attuazione della legge, ma di certo non si può pensare all'aborto di un figlio desiderato per una norma promulgata dopo l'inizio dell'iter".

Secondo il legale, finora la norma non è mai stata applicata e il caso dei due papà di Arezzo sarebbe il primo noto dopo l'entrata in vigore del reato universale. Ogni anno nascono con la procreazione assistita circa 17mila bambini e sono tantissimi quelli che vengono al mondo con la maternità surrogata.

"Ovviamente questo non è l'unico caso – ha affermato l'avvocato -. Verranno fuori altre storie simili e non si parla di sole coppie omosessuali, ovviamente. Davanti a un problema diffuso si potrà sollevare un ricorso per evidenziare la contraddittorietà di una serie di aspetti di questa norma, compreso il principio di doppia incriminazione perché è vero che la maternità surrogata è considerata reato universale in Italia, ma per essere perseguibile dovrebbe essere fuorilegge anche per lo Stato estero omologo".

Questo, sostiene l'avvocato, non è il caso degli Stati Uniti. "In California è tutto legale – sottolinea –  e posso dire anche di più: nel mondo i Paesi che non considerano questa pratica reato sono 66. Regolamentandola, non la reputano perseguibile all'estero. Per arrivare a una pena dovrebbe esserci una cooperazione internazionale tra Stati, ma quante possibilità ci sono se, come in questo caso, la nazione straniera non reputa la pratica fuorilegge? I reati universali sono quelli come tortura, genocidio e pedofilia, non di certo la maternità surrogata".

"Si potrebbe arrivare alla Corte Costituzionale – afferma l'avvocato – per valutare la costituzionalità di un rigo e mezzo che di fatto sta causando tanto disagio e dolore".

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