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Scopre di avere un cancro, l’azienda gli dice: “Pensiamo a te, ti aspettiamo e lo stipendio è garantito”

A 25 anni, assunto con contratto interinale, Giuseppe Cannavale si è ammalato di linfoma di Hodgkin. Temeva che l’azienda di Pordenone per la quale lavorava, interrompesse la collaborazione. Ma non è andata così: dopo 14 mesi da incubo, è guarito e da mercoledì è tornato al suo posto.
A cura di Biagio Chiariello
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Giuseppe Cannavale
Giuseppe Cannavale

Giuseppe Cannavale si è ammalato di cancro a 25 anni. Aveva un contratto da apprendista interinale, appena assunto, quando i medici gli hanno diagnosticato un linfoma di Hodgkin. Il ragazzo lavorava in L&S Italia Spa a Brugnera, in provincia di Pordenone, da pochi mesi.

"Avevo sottoscritto l’accordo con Adecco. In quei drammatici giorni in cui ho ricevuto la notizia", ha raccontato a La Stampa, "sembrava che il mondo potesse crollare e, senza conoscenze in merito, ho anche temuto che la mia collaborazione potesse finire subito, lasciandomi senza stipendio e con la macchina appena acquistata da pagare."

E invece non è andata così, perché il CEO Pietro Barteselli ha deciso di sorprenderlo. Il primo semestre gli è stato coperto dalla mutua, poi ha ricevuto una convocazione dall'azienda:

Temevo che a quel punto mi avrebbero congedato, e non gliene facevo nemmeno una colpa. Conservavo solo la speranza che potessero mantenere il mio posto. Ma ciò che è successo mi ha lasciato senza parole: ‘Pensa solo a curarti', mi hanno detto il CEO e la responsabile delle risorse umane. ‘Ti aspettiamo e ti paghiamo lo stipendio pieno fino a quando sarai guarito, contiamo su di te, ce la farai'.

L'impresa è un gruppo globale con filiali in Italia, Germania, Cina e Stati Uniti. Si occupa della produzione di soluzioni di illuminazione per arredamenti. Giuseppe è un esperto analista funzionale con una specializzazione nel design web. Negli ultimi mesi, al lavoratore è stato corrisposto il massimo della retribuzione, nonostante avesse un'anzianità minima di servizio (un assegno mensile piuttosto consistente, ndr). E mercoledì è finalmente tornato al lavoro. "Ho ricevuto la sospirata risposta dall’oncologo: il tumore è in fase di completa regressione", dice.

Dovrà comunque monitorare il rischio di recidive per un paio di anni. Dopo cinque anni, la possibilità di una nuova comparsa del linfoma dovrebbe essere nulla. Ora Giuseppe comincerà con un part-time, visto il suo stato di debilitazione. "Ma non vedo l’ora di tornare al lavoro", ammette. "Mi sembra il modo migliore per riprendere la mia quotidianità e per ringraziare chi mi ha sempre sostenuto. Ho trascorso 14 mesi da incubo, in ansia, ma adesso che sono guarito, voglio dare un messaggio ai miei coetanei: esistono realtà fantastiche che guardano oltre il profitto che un individuo possa generare".

E conclude:

Malgrado queste compagnie siano molto grandi, non sei un numero, ma sei una persona da mettere al centro della politica aziendale. Li ho informati solo oggi della mia intenzione di rendere pubblica la mia storia, non volevo tradire la loro fiducia. Assieme alla famiglia, agli amici friulani e ai parenti salernitani dei miei genitori, sono stati una specie di angeli custodi durante il decorso della mia malattia, facendo anche da psicologi nei momenti più bui".

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