Scoperto collaboratore di un eurodeputato che portava marijuana ad un carcerato
"Sabato pomeriggio un collaboratore di un europarlamentare della lista Tsipras in visita nel carcere romano di Regina Coeli è stato sorpreso mentre stava consegnando droga a Nunzio D'Erme, arrestato giorni fa", questa la denuncia del sindaco Fns Cisl. Stando alle prime informazioni, infatti, la polizia penitenziaria lo avrebbe scoperto e così avrebbe fermato il presunto passaggio della marijuana dalle mani del collaboratore dell'eurodeputato al carcerato. L'uomo, nel pomeriggio di sabato, durante una visita al carcere assieme ad Eleonora Forenza, sarebbe stato sorpreso mentre consegnava un pacchetto di plastica che all'interno avrebbe contenuto 1,30 grammi di marijuana. Il destinatario sarebbe stato Nunzio D'Erme, ex consigliere comunale di Roma, già eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione, arrestato giorni fa con l'accusa di aver partecipato "ai tafferugli contro gli estremisti di Militia Christi nel quartiere di Cinecittà". Il collaboratore, braccato dagli agenti della penitenziaria, sarebbe stato denunciato; al momento, invece, non risulta alcun provvedimento contro Nunzio D'Erme.
L'eurodeputato: "Non lavora nella mia segreteria"
Interviene anche l'europarlamentare Eleonora Forenza (L'Altra Europa con Tsipras) che ribadisce come non ne fosse assolutamente a conoscenza: "Non sapevo nulla, eravamo nelle vicinanze della cella di Nunzio D'Erme quando ho visto il secondino che contestava il fatto". Il suo presunto collaboratore, che sarebbe stato denunciato, però, non sarebbe affatto "una persona che lavora nella segreteria" dell'europarlamentare, questa la precisazione di Forenza. "Né io né Giovanni Russo Spena né Nunzio D'Erme eravamo a conoscenza delle sue intenzioni" aggiunge. Per il presidente Fns Cisl, Massimo Costantino, invece, "amareggia che questi reati avvengano in luoghi che devono essere di rieducazione e carità" e poi rincara la dose: "Amareggia anche che parlamentari ed europarlamentari si avvalgano dei loro privilegi garantiti anche costituzionalmente per commettere reati di questa portata". "Occorre rivedere l'accesso di tali collaboratori dei parlamentari poiché è inaccettabile che, utilizzando il loro status, possono approfittare di entrare in carcere e perpetrare un reato" ha concluso il sindacato.