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Scontri Roma, dalla seconda pistola al patto tra laziali e romanisti. Tutte le ipotesi

Secondo un testimone prima della finale di Coppa Italia avrebbe fatto fuoco anche un’altra arma. Nel frattempo il pool ‘reati da stadio’ è a lavoro sulle vicende di sabato.
A cura di B. C.
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Una seconda persona, con il casco in testa, e una seconda pistola. Negli scontri di sabato tra ultras romanisti e napoletani ci sarebbe un nuovo testimone, un tifoso del Napoli, che racconta come a Tor di Quinto, oltre a Daniele De Santis, ci fosse un’altra persona che impugnava un’arma e ha esploso colpi in aria. Secondo quanto riportato da Il Messaggero e Il Mattino, l'uomo avrebbe riferito di aver visto "un altro uomo che sparava", precisando che "aveva il casco". L'ipotesi però è stata subito smentita dal Questore di Roma, Maria Mazza, secondo cui "è stata ritrovata una sola pistola e a quanto ci risulta è l'unica arma con cui sono stati esplosi i colpi".

Ed è sempre il Mattino a ipotizzare una sorta di alleanza tra giallorossi e biancocelesti, "accumunati dalla passione per l’ultradestra che è poi uno dei principali tratti distintivi di De Santis, legato fraternamente ad alcuni tra i maggiori leader estremisti romani". Tifosi di Roma e Lazio, insieme, contro i napoletani dunque secondo quanto scrivono Sara Menafra e Riccardo Tagliapietra su quotidiano partenopeo. Non sarebbe la prima volta: era già accaduto nel blitz di Campo de’ Fiori contro i tifosi del Tottenham, il 22 novembre del 2012 al pub Drunken Ship, quando una ventina di ultrà "misti" aggredirono a bastonate e coltellate dieci ragazzi inglesi, ferendone gravemente un paio. Gli ultras delle due squadre capitoline si sarebbe date addirittura di fronte  circolo Ciak, zona ben conosciuta da De Santis che lavora al circolo sportivo accanto.

Ma le ipotesi su quanto accaduto sabato si moltiplicano. Lo stesso quotidiano di Napoli fa notare come molti iscritti alle sigle ultrà – lo stesso Genny ‘a Carogna – sono caratterizzati da forti condizionamenti della Camorra. Anche di questo dovrà occuparsi il pool ‘reati da stadio' voluto dall'allora procuratore aggiunto Gianni Melillo (oggi capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando), del quale fanno parte il sostituto della Direzione distrettuale antimafia Antonello Ardituro (per la parte legati ai rapporti con gli ambienti della criminalità organizzata), i tre colleghi della settima sezione (Reati comuni) Stefano Capuano, Vincenzo Ranieri e Danilo De Luca, affiancati del nuovo coordinatore della sezione, il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.

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