Scomparsi, Pietro Orlandi in piazza con l’associazione Penelope: “Siamo un popolo di vite sospese”
"Dopo un po' di tempo il caso di una persona scomparsa finisce in un cassetto con il bollo ‘archiviato', ed è come se finisse in un'altra dimensione", così Pietro Orlandi alla manifestazione organizzata a Roma il 15 dicembre per chiedere verità e giustizia per gli scomparsi e le vittime dei crimini impuniti.
Il fratello di Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1984 e tornata alla ribalta delle cronache dopo il ritrovamento di ossa umane nella sede romana della Nunziatura apostolica, si è unito agli altri familiari e volontari della onlus Penelope per sensibilizzare l'opinione pubblica. "Se le ossa fossero state di Emanuela saremmo arrivati a un punto sarebbe, stato brutto, ma avremmo raggiunto un punto, invece ora siamo tornati a cercare. Per me – precisa – finché non vengono trovati i resti di Emanuela è un dovere cercarla viva". Con Pietro, in piazza, erano presenti anche Antonio La Scala, presidente di Penelope Italia Onlus, l'associaizione che dal 2002 sostiene i familiari e gli amici degli scomparsi e la conduttrice televisiva Federica Sciarelli. Il volto di ‘Chi l'ha visto?' è scesa in piazza a fianco delle famiglie per ribadire la centralità delle indagini sulle scomparse.
Proprio l'associazione Penenelope si sta battendo perché venga raccolto il Dna di tutti i familiari delle persone scomparse, allo scopo di dare un nome ai tantissimi corpi non identificati che giacciono negli obitori italiani. Grazie alla comparazione del DNA, infatti, molte famiglie hanno potuto identificare i loro cari e dare loro sepoltura, dando inizio al processo di elaborazione del lutto che a tutti i familairi degli scomparsi è negato. "Si sente parlare degli scomparsi come se fossero in un'altra dimensione" ha detto a questo proposito Pietro "quello che mi piacerebbe è che questo popolo non rimanga un popolo di vite sospese. Quello che possiamo fare noi, però, è solo questo: tenere alta l'attenzione".