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Ultime notizie su Sara Pedri, ginecologa scomparsa a Trento

Scomparsa Sara Pedri, la sorella Emanuela: “Il suo corpo è in quel lago, ma lei vive nelle piccole cose”

Emanuela Pedri, sorella di Sara, a Fanpage.it nel giorno in cui si celebra la giornata nazionale delle persone scomparse: “Io son sicura che sia nel lago di San Giustina e mi auguro che venga riportato a casa. Ma in qualche modo, anche grazie all’Associazione Penelope, che si occupa delle persone scomparse, lei riesce ugualmente a far parte della nostra vita”.
A cura di Ida Artiaco
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Emanuela Pedri e sara
Sara Peri (a destra) e la sorella Emanuela (a sinistra)

"Il corpo di mia sorella Sara non è mai stato trovato. Io son sicura che sia nel lago di San Giustina e mi auguro che venga riportato a casa. Ma in qualche modo, anche grazie all'Associazione Penelope, che si occupa delle persone scomparse, lei riesce ugualmente a far parte della nostra vita, seppur in maniera diversa".

A parlare è Emanuela Pedri, sorella di Sara, la ginecologa originaria di Forlì di cui si sono perse le tracce dal marzo del 2021 in Val di Non, dove si trovava per lavoro. Da allora di lei non si hanno più notizie. A Fanpage.it ha ricordato la giovane nel giorno in cui si celebra le giornata nazionale delle persone scomparse.

Emanuela, oggi è il 12 dicembre. Una giornata importante per le famiglie delle persone scomparse…

"Sì. Sara non è mai stata trovata ma in qualche modo lei è riuscita a fare parte della nostra vita in maniera diversa. E ciò soprattutto grazie all'Associazione Penelope, che aiuta a ritrovare le persone scomparse e ad assistere i familiari che sono nel limbo, in attesa di ricevere notizie. Nel nostro caso, la notizia non è mai arrivata. Sara è stata cercata diverse volte. Purtroppo l'ambiente che lei ha scelto per sparire è un ambiente in cui difficilmente si riesce a tirare su il corpo, se non è il corpo che viene su, al di là dell'impegno che si può mettere. Ancora oggi quel lago viene perlustrato, anche se non ne viene data notizia. Nel suo caso è stata la natura a decidere. Ciò non toglie che noi, proprio insieme all'Associazione Penelope, abbiamo comunque potuto chiudere un cerchio che altrimenti sarebbe stato infinito, ce l'hanno portata ugualmente a casa. Associazioni di questo genere sono necessarie per accompagnare chi ha subito una perdita alla chiusura del cerchio. Questo per me è molto importante".

Lei e la sua famiglia avete perso le speranze di ritrovare Sara viva?

"Il corpo di Sara – penso – è dentro a quel lago. È stato perlustrato varie volte, anche i sub ci sono tornati ma è un lago nero, non si vede nulla. Io mi auguro che il corpo di mia sorella venga portato a casa. Ma se rimango fissa e ancorata al fatto che si trovi su un'isola lontana non avrei capito nulla di lei. Sara non avrebbe mai lasciato la sua famiglia in una situazione di limbo, non voleva pesare su nessuno, motivo per cui ha fatto quella scelta. Figuriamoci se voleva dall'altra parte del mondo vedere una famiglia distrutta anno dopo anno. Sara voleva scomparire per non essere un peso per nessuno, neanche per l'azienda, stando a quello che ci diceva. Non mi ha dato modo di pensarla viva da qualche altra parte. È qui che l'Associazione Penelope ci ha aiutato, perché dovevamo trasformare quel pensiero, perché in quei momenti ci si attacca a tutto pur di non capire e accettare quello che è successo. Sara ci ha messo in connessione con tantissime persone, lei vive in queste piccole cose perché la sua è una presenza non fisica. Ha lasciato il segno, lei che voleva scomparire. Credo che sia un piccolo miracolo e la ringrazio per essere diventata così potente nonostante la sua assenza".

Il pm ha chiesto per l’ex primario Tateo e per la vice Mereu una condanna a 4 anni di reclusione. Crede sia una richiesta giusta?

"Io credo che il peso di una condanna non abbia molto valore se non c'è un cambiamento a seguito della stessa. Possono essere 2 anni o quattro, o anche niente, sappiamo come funziona la legge, ma non importa questo: l'importanza di una punizione – se la vogliamo definire tale  – deve avere senso nell'azione successiva. Quello che ci si aspetta dall'esito del processo è questo: dire che il fatto è successo, che c'è una evidenza, ma che ora bisogna agire, cambiare le cose per tutti, non solo per chi è stato presente in quell'aula e non solo per Sara, ma tutti quelli che restano. Se ogni volta che una vittima scompare abbiamo gli strumenti per cambiare, perché non farlo? Il 4 marzo prossimo saranno 4 anni di una indagine umana importante che ha visto coinvolti tanti protagonisti e le loro famiglie. Anche il pm che ha richiesto la pena ha fatto un lavoro incredibile. La soluzione a questa indagine può determinare un cambiamento, e quindi portare un vento nuovo che possa in qualche modo dare spazio e voce a tutte le mamme che si ritrovano figlie che si stanno laureando, ma anche a tutte le persone che vogliono cambiare lavoro, sentendosi tutelate e protette da un sistema che punisce chi non lo rispetta".

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