Scomparsa Sara Pedri, la famiglia: “Era stressata dal lavoro”. Per le ricerche anche i sub
Proseguono senza sosta le ricerche di Sara Pedri, la ginecologa trentunenne di Forlì che lavorava in Trentino di cui non si hanno più notizie dal 4 marzo: sommozzatori, piloti di droni e unità cinofile si stanno concentrando nella zona tra il lago di Santa Giustina e il torrente Noce, fino al ponte di Mostizzolo, dove è stata mesi fa è stata trovata l’auto della ragazza con all'interno il suo cellulare. A coordinare le ricerche sono i carabinieri di Cles che, soprattutto nella giornata di sabato, hanno dispiegato uomini e mezzi soprattutto nelle ricerche terrestri, a cui hanno preso parte anche vigili del fuoco, croce rossa e i volontari di svariate associazioni locali che hanno setacciato un'area di 250 ettari senza, per il momento, trovare indizi rilevanti. Nei prossimi giorni, però, verranno potenziate anche le perlustrazioni del lago e del fiume mentre continuano le indagini da parte della Procura di Trento, che ha aperto un fascicolo, al momento senza notizia di reato. L’ipotesi più accreditata dagli inquirenti sarebbe quella che la dottoressa si sia tolta la vita, forse stressata da un ambiente di lavoro in cui non era a suo agio. Gli inquirenti acquisiranno i tabulati telefonici nella speranza di trovarsi indizi importanti sulla sorte di Sara. A dare impulso alle ricerche è anche la famiglia: "Noi cerchiamo risposte – spiega la sorella Emanuela al Corriere –: è un dovere chiederle e un diritto riceverle. Adesso la Procura sta indagando, i dirigenti aziendali e i politici si stanno muovendo, i media ne parlano: questa è già di per sé una vittoria".
Sara Pedri – specializzata in ginecologia a Catanzaro – aveva raggiunto l'ospedale Santa Chiara di Trento alla metà dello scorso novembre tornando a Forlì, sua città d'origine, solo una volta alla fine di febbraio. È in quell'occasione che la famiglia ha notato il suo stato di profondo malessere: "Tremava, era deperita — racconta sempre la sorella — e aveva il viso scarno. Il medico le aveva fatto un certificato di malattia che indicava calo ponderale per stress da lavoro". Dopo essere tornata a Trento, e nonostante fosse stata trasferita a Cles, Sara aveva presentato le dimissioni e pochi giorni dopo era scomparsa. "Mia sorella era terrorizzata – afferma la sorella – non dormiva e non mangiava più. Le sue colleghe ci hanno confermato quello che ci riferiva lei: turni di lavoro massacranti, abusi di potere, minacce continue".