Scomparsa Sara Pedri, il primario del suo reparto responsabile di vessazioni e mobbing
Chi è Saverio Tateo, l'ex primario del reparto di Ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento al centro delle indagini sulla scomparsa di Sara Pedri? Il ritratto del dirigente è medico è quello di un dottor Jekyll e mister Hyde: professionista apprezzatissimo dalle pazienti, ma anche in grado di "vessare i colleghi e mortificarli davanti a tutti" e responsabile, secondo il documento redatto dagli ispettori del ministero della Salute, di aver creato "il clima di terrore che si viveva in reparto": un clima che – almeno secondo gli inquirenti – potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nella scomparsa di Pedri, avvenuta il 4 marzo: da allora della donna non si hanno più notizie.
Vessazioni e mobbing nel reparto in cui lavorava Sara
Gli ispettori del Ministero della Salute hanno raggiunto Trento i primi di luglio: a coordinare il loro lavoro Maria Grazia Laganà, medico ed ex parlamentare del PD. Le indagini si sono concentrate sul reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Santa Chiara, sulle testimonianze di medici e infermieri e sull'osservazione di documenti e registri di presenza. È emerso, innanzi tutto, lo "scollamento tra l’attività professionale e il carattere del primario". Mentre le pazienti parlavano di Tateo come di un "uomo meraviglioso" i suoi colleghi hanno riferito altro. Il primario sarebbe stato responsabile di vessazioni verso gli altri medici, e le carte del ministero riferiscono anche di "episodi di mobbing e di ostruzionismo sul lavoro". Tateo avrebbe "insultato i colleghi anche davanti ai pazienti e li avrebbe esclusi dalle sale operatorie, con un’evidente mortificazione per i professionisti", costretti spesso a rimanere in reparto anche dopo l'orario di lavoro senza che venisse però assegnata loro nessuna mansione.
Diversi colleghi di Tateo hanno descritto una situazione tesa da anni e deflagrata dopo la scomparsa di Sara Pedri, avvenuta per l'appunto il 4 marzo: la sua macchina venne ritrovata, con il cellulare e il portafogli all'interno, nei pressi del ponte di Mostizzolo, nelle vicinanze di Cles (valle di Non), luogo tristemente noto per l’elevato numero di suicidi. Dopo le prime ricerche andate a vuoto la sorella Emanuela ha denunciato il clima di pausa in cui avrebbe lavorato la dottoressa, rompendo un silenzio che è stato poi riempito dalle accuse di altre ginecologhe e ostetriche contro il reparto, in particolare il primario Tateo e la sua vice Liliana Mereu.