Scomparsa Liliana Resinovich, la testimonianza dell’amico: “Voleva lasciare il marito: non era felice”
Sono tanti gli elementi da valutare nella misteriosa scomparsa di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni che ha fatto perdere le sue tracce lo scorso 14 dicembre, quando ha lasciato la sua casa di San Giovanni, a Trieste senza farvi più ritorno. Erano le 8 del mattino quando il marito l'ha salutata per l'ultima volta. Poco dopo Liliana, ex dipendente della Regione Friuli e ora in pensione, ha varcato la porta di casa portando con sé solo una borsetta e lasciando a casa i suoi due cellulari dai quali non si separava mai. Da quel momento in poi per gli inquirenti ciò che ha fatto Liliana è avvolto nel mistero. Il procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo che coordina le indagini sulla scomparsa della donna, ha fatto sapere che al momento "non ci sono indagati".
Gli elementi finora raccolti dagli agenti della Polizia con la Squadra Mobile della Questura di Trieste non consentirebbero infatti di orientare le indagini verso una pista o un'altra. Dunque ogni ipotesi resta probabile a questo punto delle indagini che stanno tentando di ricostruire quali possano essere stati gli spostamenti di Liliana qualora avesse deciso di allontanarsi volontariamente da casa, contestualmente gli inquirenti stanno scavando nella vita della 63enne sposata dal 2005 ma insieme a lui da quasi 32 anni. Uno degli elementi sui quali si stanno concentrando è proprio il rapporto con il marito Sebastiano Visintin, fotografo e nove anni più grande di lei. Secondo l'uomo, che ha sporto denuncia la sera dopo essere stato sollecitato dal fratello di Liliana e da diversi amici, tra loro non vi erano litigi e il loro legame era solido: "Abbiamo trascorso un bellissimo weekend prima della sua scomparsa, siamo andati in bici, alle terme – ha raccontato ai microfoni di "Chi l'ha visto?" lo scorso 22 dicembre – per questo non mi spiego cosa potesse turbarla tanto da allontanarsi". Nessun problema di coppia, nessuna difficoltà economica dunque, e nemmeno i cellulari della donna avrebbero portato gli inquirenti a pensare altro, ma c'è invece chi racconta una verità differente.
Si tratta di un amico ultra ottantenne di Liliana che la donna conosceva da tempo e che da circa quattro mesi incontrava settimanalmente. L'uomo, come riportato da Il Piccolo, avrebbe parlato di un rapporto deteriorato dal tempo e della volontà della donna di lasciarlo: "No – racconta l'anziano – non era quel rapporto idilliaco che lui descrive. Lei si lamentava di lui. Non mi ha mai parlato di maltrattamenti, ma di sudditanza, forse era succube. Credo fosse al limite della sopportazione e sull'orlo di lasciarlo". Quella mattina però Liliana non avrebbe mai raggiunto casa dell'anziano: l'analisi dei cellulari ha rivelato che la mattina del 14 dicembre la donna avrebbe chiamato l'anziano amico per avvisarlo che quel giorno avrebbe fatto tardi rispetto al solito perché doveva portare l'apparecchio in un negozio di telefonia per una riparazione. I due telefoni, però, sarebbero rimasti nella casa della donna, nel rione popolare di San Giovanni. Liliana avrebbe poi lasciato l'abitazione poco dopo quella telefonata. Una testimone, una commerciante di frutta e verdura della zona, ha confermato agli inquirenti di averla vista quella mattina proprio di fronte al negozio, tra le 8 e le 9 del mattino. È l'ultima persona, secondo quanto risulta al momento agli atti delle indagini, ad averla vista.