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Scimmie di mare vendute come giocattoli, ancora guai per l’azienda degli Skifidol

Trecentomila pezzi di confezioni contenenti uova di scimmie di mare sono state sequestrate dai Nas perché vendute come giocattoli, senza il controllo veterinario.
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skifidol di mare

Spacciava uova di scimmie di mare per giocattoli e li vendeva in edicola in bustine col marchio Skifidol. Ancora una volta, la ditta importatrice Gedis è stata protagonista di un maxi sequestro che dall'inizio dell'anno ha riguardato oltre 300 mila pezzi. In particolare, i Nas contestano all'azienda il fatto che il commercio delle uova dei piccoli animali (che immerse nell'acqua diventano scimmie di mare) debba avvenire sotto il controllo veterinario e soltanto in negozi specifici, e non tramite le edicole. Ciononostante l'azienda si è dichiarata in possesso di un attestato rilasciato da parte di un ente certificatore (l'Istituto italiano sicurezza dei giocattoli) che autorizza la vendita nei canali in questione.

Si tratterebbe di una vecchia grana; l'amministratore delegato Maurizio Corti ha ritirato dal mercato gli Skifidol già nel gennaio scorso dopo il monito dei Nas. Le bustine in questione sono rimaste in un deposito in quel di Monza fino a qualche giorno fa, quando i carabinieri si sono recati sul posto per girare alcuni video. Ciononostante la questione non sarebbe inquadrabile in nessun profilo di reato; si tratta semplicemente di problemi di natura amministrativa e probabilmente le scimmie di mare potrebbero ritornare in commercio, magari in negozi specializzati.

Non è la prima volta che la Gedis balza sulle prime pagine della cronaca. Soltanto qualche tempo fa, infatti, i guai hanno coinvolto le card Skifidol Puzz. Ogni pacchetto conteneva quattro figurine più una card Skifidol Puzz contrassegnata dal disegno stilizzato di una maschera anti-gas. Si trattava di 150 card scratch and sniff, che dopo una strofinata emanavano odori di vario tipo, tutti nauseabondi. I soggetti rappresentati sulla card avevano nomi evocativi dei miasmi: vomito, uovo marcio ed escrementi venivano inalati grattando sulle card di Mirkone Marcione, Otto Sboccadibotto, Oronzo Petonzo, Raffaella Ascella e via così.

Nel marzo del 2009 sedici alunni e un'insegnante di scuola elementare rimasero intossicati nella scuola europea Altiero Spinelli di Torino, probabilmente a causa di queste card. Secondo il racconto di alcuni bambini, dopo la ricreazione al loro ritorno in aula hanno percepito un odore di gas e immediatamente sono stati trasferiti in un'altra classe. Molti di loro sono stati poi condotti in ospedale per un forte bruciore agli occhi e mal di gola. Anche in quell'occasione Maurizio Corti, amministratore delegato della casa editrice delle figurine, aveva dichiarato l'assoluta atossicità delle card e la puzza che emanano derivava da essenze profumate atossiche.

Anche come quella volta, come in quest'occasione, l'ad di Gedis aveva cercato di spiegare il malinteso tirando in ballo il nome del prodotto che, a suo dire, attirava a sé lo scetticismo e la perplessità di molti. Anche quella volta Corti ritirò il prodotto dal mercato, ma non è dato sapere con quali perdite per la sua azienda.  Stavolta, se è vero che reputa così determinante il nome Skifidol, potrebbe essere  arrivato il momento di cambiarlo.

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