Schettino parla col fratello di una vittima: “Non sono l’unico colpevole”
È un Francesco Schettino che ha mostrato di aver capito tutto il suo dolore quello descritto in un’intervista al Tg1 da Kevin Rebello, il fratello di Russel, cameriere indiano della Costa Concordia vittima del naufragio del Giglio. L’uomo ha raccontato la sua lunga conversazione con l’ex comandante, in questo momento destinatario solo di un provvedimento che non gli permette di allontanarsi dalla sua città in Campania: il telefona squilla – dice Kevin – vedo un numero diverso e rispondo, l’interlocutore si presenta come Francesco Schettino. Il fratello del cameriere, il cui corpo non è stato ancora recuperato, spiega che la loro telefonata è durata ben 45 minuti ed “è andata bene”. Schettino pare abbia capito il dolore dell’indiano così come lui ha capito quello del comandante, hanno parlato di quella maledetta notte e di come il comandante della Concordia non sia disposto a prendersi tutte le responsabilità del naufragio.
Per Schettino molte cose devono ancora uscire fuori – “Non sono l’unico colpevole”, ha detto a telefono, Kevin afferma infatti come Schettino gli abbia fatto capire che ci sono ancora tante persone responsabili e che “tutto deve ancora uscire fuori”. Kevin ha anche riportato il racconto del comandante di quei momenti mentre la nave affondava: “Io ero lì sullo scoglio, stavo guardando la nave, non capivo cosa dovevo fare”. Ma la telefonata tra Schettino e Rebello non è stata incentrata solo sul ricordo doloroso del naufragio: il fratello del cameriere racconta che il comandante lo ha anche invitato al suo paese, lui – che dal punto di vista dell’indiano “sta passando una fase molto più difficile di noi”, gli ha detto che se vuole può andare sempre. Ha espresso, infatti, il desiderio di conoscerlo di persona, un desiderio che a questo punto è lo stesso di Rebello.