Schettino oggi in carcere, l’ex comandante a Rebibbia dopo il naufragio della Costa Concordia
Il 13 gennaio del 2012 al comando della nave Costa Concordia, durante il naufragio all'Isola del Giglio che causò la morte di 32 persone, c'era Francesco Schettino, che oggi – dieci anni dopo il disastro – è in carcere per scontare una condanna a 16 anni per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, abbandono della nave e di persone incapaci. La Cassazione lo ha condannato in via definitiva il 12 maggio 2017: Schettino si è costituito nel carcere romano di Rebibbia, dove oggi trascorre il suo tempo frequentando corsi universitari in legge e giornalismo. I suoi legali hanno annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo e hanno fatto sapere che la volontà dell'ex comandante di Costa Crociere è quella di rimanere in silenzio per il momento: parlerà – così gli avvocati Saverio Senese e Paola Astarita – "solo nel caso in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo dovesse ritenere fondate le sue ragioni". Dal maggio 2022 Schettino – che ha sempre difeso il suo operato, anche sull'abbandono della nave – potrà richiedere misure alternative alla detenzione in cella.
L'inchino del comandante Francesco Schettino e il naufragio della Costa Concordia
Mancavano poco alle 22 del 13 gennaio 2012 quando la nave Costa Concordia di Francesco Schettino impattò sugli scogli delle Scole, al largo dell'Isola del Giglio, causando la morte di 32 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. La nave da crociera, dopo l'urto prolungato che provocò una falla di circa 70 metri sul lato sinistro della carena, si abbassò su un fianco. Partita da Civitavecchia e diretta a Savona, con 4.229 persone a bordo (3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio), quella sera di gennaio la Concordia lasciò l'abituale rotta per avvicinarsi all'Isola del Giglio ed effettuare il cosiddetto “inchino”. Ma gli errori durante quella manovra portarono a un impatto. L'acqua riversatasi all'interno della falla mise fuori uso i motori elettrici principali e i generatori a gasolio, causando un black out e privando la nave della propulsione. I passeggeri allarmati si erano istintivamente radunati ai punti di riunione in attesa di informazioni. Qualche minuto dopo l'impatto fu annunciato che era in atto un problema ai generatori elettrici, ma nessuno diede notizia della falla e dell'allagamento. Mentre la Costa Concordia affondava e le lance di salvataggio venivano calate in mare già cariche di passeggeri, ancor prima della fine delle operazioni di salvataggio, il comandante Schettino aveva già abbandonato la nave per trovare rifugio sugli scogli. Diventata celebre una delle telefonate di quella notte in cui il capitano di fregata Gregorio de Falco intimò a Schettino di tornare a bordo della nave.
La condanna a 16 anni di carcere
Francesco Schettino, oggi 61 anni, dopo l'incidente è stato messo in custodia cautelare dalla Procura di Grosseto e poi agli arresti domiciliari. Il 23 febbraio 2013 la Procura di Grosseto ha comunicato di aver avviato un procedimento giudiziario nei suoi confronti. Il 31 maggio 2016 la Corte d'Appello di Firenze ha condannato Schettino a 16 anni. Lo stesso ha fatto la Cassazione in via definitiva il 12 maggio 2017. L'ex comandante secondo la Cassazione "ritardò nel dare l'ordine di abbandono della nave tanto che non fu possibile utilizzare le scialuppe sull'ala sinistra, perché già sotto la nave ripiegata su se stessa dopo l'impatto con gli scogli". Inoltre il comandante "lasciò la nave in piena emergenza" mentre duemila passeggeri erano ancora sul relitto. Dal canto suo, Schettino si è difeso sostenendo che le sue azioni di quella notte hanno salvato la vita a molte persone e che alcuni membri dell'equipaggio avrebbero frainteso i suoi ordini. Sostenne anche di non aver abbandonato di proposito la nave, ma che era "scivolato su una scialuppa".
Francesco Schettino oggi è un detenuto modello a Rebibbia
Schettino si trova nel carcere di Rebibbia dalla condanna definitiva, quindi da quasi 5 anni. Durante questi anni si è dedicato a vecchie passioni, come ad esempio la giurisprudenza e il giornalismo, e anche allo sport. A detta del cappellano sembra essere un detenuto modello, gentile e rispettoso. A maggio 2022 avrà scontato un terzo della pena e potrà pertanto richiedere di essere ammesso alle misure alternative al carcere.