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Schermitrice violentata a Chianciano Terme, gli atleti accusati a processo con rito abbreviato

L’episodio contestato risale alla notte tra il 4 e il 5 agosto 2023. Due schermidori della nazionale italiana sono accusati dello stupro di una giovane uzbeka, all’epoca dei fatti minorenne.
A cura di Biagio Chiariello
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Immagine di repertorio
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A quasi due anni dalla presunta violenza di gruppo di cui sono accusati, due giovani schermidori italiani, rispettivamente di 20 e 22 anni, affronteranno il processo con rito abbreviato. L’indagine stata innescata dalla denuncia di una ragazza uzbeka, all’epoca 17enne, che partecipava con loro a un camp estivo di scherma a Chianciano Terme, in provincia di Siena. Il giudice per l’udienza preliminare, Andrea Grandinetti, ha accolto la richiesta di rito alternativo avanzata dai difensori dei due imputati, Lapo Pucci ed Emanuele Nardella, i quali hanno sempre respinto ogni accusa. La prima udienza è stata fissata per il 17 giugno.

L’episodio contestato risale alla notte tra il 4 e il 5 agosto 2023. Secondo quanto ricostruito dall'accusa, i due avrebbero approfittato dello stato di alterazione della giovane, che sarebbe stata ubriaca, per abusare di lei all’interno dell’albergo che ospitava la delegazione di scherma. Il 1° aprile si terrà un’udienza per valutare l’eventuale accesso dei due atleti alla giustizia riparativa, possibilità alla quale l’avvocato della ragazza, Luciano Guidarelli, si è opposto.

Un percorso di giustizia riparativa prevede un confronto tra vittima e imputati, ma per questo sarebbe necessario un’ammissione di responsabilità, cosa che finora non è avvenuta. Né sono state espresse scuse formali o offerte di risarcimento”, ha dichiarato il legale.

Il caso è diventato di dominio pubblico a marzo 2024, quando Guidarelli ha sollevato polemiche, denunciando quella che ha definito una gestione inadeguata della vicenda da parte della Procura e della Federazione Italiana Scherma (Fis).

La Procura non ha nemmeno applicato il codice rosso, e la Federazione non ha preso provvedimenti nei confronti degli indagati”, aveva affermato il legale, raccontando che la sua cliente, resasi conto dell’accaduto, aveva immediatamente confidato tutto alla compagna di stanza e avvisato la madre, che si era precipitata in Italia. “La Federazione è stata informata fin da subito, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta, né azioni nei confronti degli atleti, né manifestazioni di sostegno alla vittima”.

Nei giorni successivi, la ragazza aveva rilasciato un’intervista, esprimendo il suo disagio:

Come posso continuare a gareggiare? Non riesco a salire in pedana e rivedere le stesse persone che mi hanno fatto del male. Mi fanno paura, ma non voglio rinunciare alla scherma”.

La Procura ha respinto le accuse mosse dall'avvocato della giovane, spiegando che le indagini erano iniziate già il 5 agosto, con il sequestro dei telefoni degli imputati e l’ascolto di sette testimoni. Tuttavia, non sono state richieste misure cautelari nei confronti dei due schermidori, ritenendo che non vi fossero i presupposti per adottarle.

Dal canto suo, la Federazione Italiana Scherma ha dichiarato di aver subito attivato contatti con la magistratura ordinaria e sportiva e di voler costituirsi parte civile nel processo, richiesta che però è stata respinta dal gup. Sono invece state accolte le istanze di costituzione della famiglia della giovane e del Comune di Chianciano. Solo il 12 luglio, dopo la chiusura delle indagini preliminari, il Tribunale federale della Fis ha disposto la sospensione dei due schermidori.

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