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Incidente Funivia Stresa-Mottarone

“Scenario da guerra, non dormiamo più”, lo straziante racconto dei soccorritori della Funivia Mottarone

“Uno scenario che ricordava la guerra”, così i soccorritori che per primi sono saliti sul Mottarone per la tragedia della Funivia di Stresa, costata la vita a 14 persone, raccontano quanto hanno visto. Molti di loro non sono più riusciti a dormire da quel giorno e per tutti loro sarà impossibile dimenticare.
A cura di Antonio Palma
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“Uno scenario da guerra”, così i soccorritori che per primi sono saliti sul Mottarone per la tragedia della Funivia di Stresa costata la vita a 14 persone, raccontano quanto hanno visto tra quelle lamiere contorte della cabina precipitata sul costone della montagna. Molti di loro non sono più riusciti a dormire da quel giorno e per tutti loro sarà impossibile dimenticare anche se si parla di uomini addestrati al soccorso e alle tragedie. La vista di quei corpi di adulti e bambini straziati e dilaniati dalle lamiere contorte della cabina della funivia e al limite del riconoscimento è stata così devastante che per molti di loro è stato necessario un’assistenza psicologica.

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“Ci hanno raccontato di essere sconvolti. Alcuni di loro hanno detto che ciò che avevano davanti agli occhi era terrificante. Uno scenario che ricordava la guerra” ha raccontato al Corriere della Sera Antonio Filiberti, responsabile del servizio di sostegno psicologico dell’Asl di Verbania che ha preso in carico e assiste gli operatori intervenuti sulla Funivia del Mottarone. “Nonostante avessero già partecipato ad altri interventi, hanno pianto davanti a quei morti” ha aggiunto Filiberti sottolineando come molti di loro sono andati avanti spinti solo dal desiderio di salvare qualcuno dei passeggeri ma gli unici che sono riuscita ad estrarre vivi sono stati i due bambini di cui però solo uno è sopravvissuto, il piccolo Eitan ora ricoverato in gravissime condizioni.

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“La cabina era completamente esplosa. Immagini agghiaccianti. Impossibile dormire dopo aver visto tutto questo” ha raccontato a Fanpage.it Matteo Gasperini, responsabile provinciale del soccorso alpino di Verbania che coni colleghi è intervenuto sul posto. “Come volontari operiamo spesso in incidenti che coinvolgono massimo tre persone. Quando ci hanno chiamato ci avevano parlato di almeno 6 passeggeri in una cabina. Credevamo di trovarli nella struttura crollata, invece quando siamo arrivati abbiamo trovato corpi sparsi sul raggio di 30 metri. Non siamo abituati a vedere cose del genere” ha aggiunto il soccorritore.

Lui come altri hanno dovuto poi affrontare anche gli sguardi disperati dei parenti, gli stessi che telefonavano facendo squillare i cellulari delle vittime durante i soccorsi. “Si chiedono che cosa possano aver pensato i loro cari in quei dieci secondi che hanno preceduto la morte. Se hanno sofferto. Hanno rabbia per il profondo senso di ingiustizia subito. Vorrebbero spiegazioni ma hanno un senso di impotenza” ha rivelato Filiberti.

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