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Scarcerata l’attivista curda Maysoon Majidi, era stata arrestata con l’accusa di essere una scafista

Maysoon Majidi, giovane iraniana curda, era stata arrestata lo scorso 31 dicembre con l’accusa di essere una scafista e in carcere aveva intrapreso uno sciopero della fame per protesta.
A cura di Davide Falcioni
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Maysoon Majdi, la ventottenne curda iraniana che era stata arrestata il 31 dicembre scorso, dopo uno sbarco di migranti, con l'accusa di essere una scafista, è stata rimessa in libertà dopo una decisione del Tribunale di Crotone. Il collegio (presidente dal giudice Edoardo D'Ambrosio) ha accolto l'istanza che era stata presentata dall'avvocato della giovane, Giancarlo Liberati.

La donna, accusata di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, si è sempre proclamata innocente affermando di essere una migrante come tutti gli altri arrivati in Italia a bordo di un'imbarcazione il 31 dicembre scorso. Da allora, è stata arrestata e ha trascorso più di dieci mesi in carcere, dove ha anche intrapreso uno sciopero della fame per protesta che le ha fatto perdere diversi chili.

La decisione del Tribunale é stata presa in considerazione del fatto che, alla luce delle dichiarazioni fatte dai testimoni citati dalla difesa nel corso dell'udienza odierna del processo, sono venuti meno gli indizi di colpevolezza a carico della ventottenne. "Siamo particolarmente soddisfatti – ha detto all'Ansa l'avvocato Liberati – del fatto che il Tribunale abbia accolto la nostra istanza, concordando con noi sull'insussistenza degli indizi a carico di Maysoon Majidi".

L'avvocato Liberati era intervenuto, nel corso dell'udienza di ieri del processo a carico dell'attivista curda, durata otto ore e nel corso della quale sono stati sentiti i testimoni citati dalla difesa, chiedendo non più gli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, per la sua assistita, come aveva fatto in un primo tempo, bensì l'assoluzione e la rimessa in libertà per "assoluta mancanza di indizi". Tesi che é stata accolta dal Tribunale.

Rifondazione: "Gioia infinita per la liberazione di Maysoon Majdi"

"Apprendiamo con gioia infinita che il Tribunale di Crotone ha rimesso in libertà Maysoon Majdi, 28 anni, attivista e regista curda iraniana arrestata il 31 dicembre scorso, dopo uno sbarco nel crotonese e rinchiusa nel carcere di Castrovillari, in quanto accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I testimoni della difesa, nel corso dell’ultima udienza, hanno fatto venire meno ogni indizio di colpevolezza. Maysoon Majidi era fuggita dalla Turchia diretta in Germania. Due testimonianze rese ad un interprete afghano e poi sparite, la descrivevano come scafista. La sentenza era già pronunciata ma giornalisti de ‘Le Iene', hanno raggiunto uno dei due testimoni a Berlino, che aveva escluso qualsiasi ruolo di Majidi. In molte e molti, fra cui il nostro partito in Calabria, in particolare, dall'inizio,  il compagno Francesco Saccomanno, si sono mobilitati in sua difesa ma non bastava", ha commentato Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista.

"Dopo aver scritto al Presidente della Repubblica – ha aggiunto il leader del PRC – Majidi aveva attuato lo sciopero della fame. Lei che era attiva per l’associazione dei diritti dei curdi iraniani HANA, che ha girato il corto Thirsty Flight e tenuto una performance di denuncia davanti alla sede ONU di Erbil, ricordando l’uccisione di Jina Mahsa Amini, da parte della ‘polizia morale', per un velo portato male, sperava di trovare in Europa la tanto decantata libertà e si è trovata in una cella. Il PM ha più volte cercato di dimostrare come ci fossero evidenze a dimostrare la colpevolezza di Majidi che, secondo l’accusa, per l’aiuto fornito non avrebbe pagato il viaggio. I compagni di traversata si erano eclissati e lei era rimasta sola. E a nulla sono valse le dichiarazioni spontanee rese dall’imputata, suffragate da foto con cui spiegava le ragioni per cui ha potuto girare un video quando era in coperta. Lei, come la quasi coetanea Marjam Jamal, giunta in Italia con un figlio di 8 anni e ora agli arresti domiciliari a Barcellona Pozzo di Gotto, sono due fra i 200 esempi di presunti scafisti contro cui si accanisce, spesso perdendo poi i processi, una repressione a caccia di chi rende possibile l’ingresso nel Paese, ma in realtà si limita ad essere solidale con chi è nella stessa barca. Marjan Jamal aveva anche tentato il suicidio, dopo che i suoi accusatori avevano tentato di abusare di lei e dopo che le era stato tolto il figlio in quanto detenuta. Due donne che combattono per la libertà, provenienti da un Paese il cui regime è giustamente condannato da governo e opposizioni, ma che quando diventano richiedenti asilo, vanno incarcerate. Che la liberazione di Maysoon sia la prima di una serie di buone notizie di cui abbiamo bisogno".

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