Scandalo Mose, nell’inchiesta spuntano i nomi di Gianni Letta e Renato Brunetta
Prima fu il sindaco di Venezia Orsani, poi quello degli ex ministri Giulio Tremonti e del suo uomo di fiducia, almeno una volta, Marco Milanesi, sempre di FI, oltre a quel di Galan. Ancora Matteoli, Ghedini ed ora anche Gianni Letta e Renato Brunetta. Nel mare magnum dello scandalo Mose ci finiscono dunque anche l’ex sottosegretario alla presidenza di Berlusconi, nonché zio dell’ex premier Enrico, e l’ex ministro per la P.A. sempre col Governo Berlusconi. Letta sarebbe stato tirato in ballo da Piergiorgio Baita, il principale testimone dell'inchiesta sul sistema di dighe mobili per la salvaguardia di Venezia: "Letta è l'assicurazione sulla vita!", avrebbe detto l'ex amministratore delegato della Mantovani davanti ai magistrati. Letta sarebbe stato considerato "un riferimento molto importante" anche per l'ex presidente Giovanni Mazzacurati. Se abbia poi anche preso mazzetti questo Baita non lo dice perché afferma di non saperlo.
Ecco quanto afferma Baita in un interrogatorio del 24 settembre, riportato dal Corriere della Sera:
"Dunque, io non ho conoscenza di somme di denaro, ma nel Consorzio è sempre circolata la voce tra soci che l'incarico di progettista unico a Technital del gruppo Mazzi servisse a questo… Poi devo dire che dal dottor Letta abbiamo avuto due richieste. Lo ricordo perché sono stato io a farvi fronte: la prima modesta, di dare un subappalto a una certa impresa di Roma, piccola, Cerasi e Cerami, alla quale abbiamo dato a Treporti un subappalto praticamente senza ribasso. In perdita per noi. E la seconda era la richiesta di farci carico dell'esborso… mi pare fosse inizialmente un milione e poi 500 mila euro, che era la somma che la Corte dei Conti aveva chiesto all'ex ministro Lunardi per una questione riguardante l'Anas… Praticamente noi abbiamo dato a Lunardi 500 mila euro, senza chiedergli il ribasso sulla tariffa di un lavoro che abbiamo dato alla sua società (la Rocksoil, ndr) e che riguarda l'A27, Pian di Vedoia – Carlate di Cadore".
Gianni Letta annuncia querela
Letta ha immediatamente annunciato querele. "Non esistono né richieste di denaro, né versamenti. Non sono mai esistiti, mai pensati e neppure immaginati", afferma, spiegando come negli stessi atti dell'inchiesta questo sia sottolineato. Se i giornalisti avessero letto l'ordinanza del Gip, "avrebbero dovuto rinunciare al gioco perverso della insinuazione maliziosa".
Il coinvolgimento di Brunetta nel caso Mose
“Pur non avendo puntato su di lui alle comunali di Venezia del 2010 abbiamo comunque sostenuto con 50mila euro una serie di costi della campagna elettorale di Renato Brunetta". E’ sempre Baita a tirare in ballo nell'inchiesta anche il capogruppo di Forza Italia. Secondo quanto scrive l’Huffington Post, l’ex presidente della Mantovani spa, capofila del Consorzio Venezia Nuova, avrebbe dichiarato che il Consorzio stesso, pur non avendo "puntato" su di lui alle amministrative di 4 anni fa, "ha comunque sostenuto per lui una serie di costi elettorali". La cifra? “Saranno stati 50 mila euro, ma posso sbagliarmi. L’abbiamo fatto come Adria Infrastrutture, credo che siano in contabilità”. Secca la smentita dell’ex ministro al ‘Corriere della Sera’: “Non sapevo neppure che il Consorzio Venezia Nuova mi avesse mollato. Ho peraltro un bel ricordo di quella campagna elettorale, nonostante ne sia uscito perdente. C’era un clima molto rispettoso. Ma questa storia dell’arrabbiatura per i soldi del Consorzio mi giunge nuova”.