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Brevetti farmaceutici in scadenza, perché si potrà risparmiare fino al 60% per confezione

Sono una quindicina i farmaci per cui è scaduto o scadrà il brevetto entro il 2017. Sul mercato ci saranno i loro equivalenti generici che per legge devono costare almeno il 20% in meno. Possibili risparmi per i consumatori fino al 60%.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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Quest’anno sono una quindicina i farmaci per cui, entro il 2017, scadrà il brevetto. Sul mercato ci saranno a disposizione dei pazienti, per alcuni sono già in circolazione, i loro equivalenti farmaci generici.

Tra i brevetti che scadranno a breve c'è anche quello del Cialis, il farmaco per la disfunzione erettile, che il 12 novembre avrà il suo equivalente. Come scrive Repubblica, il Cialis è uno dei prodotti più venduti in Italia e la sua stima di incasso annuale è di circa 146 milioni; oggi in Italia si  vendono circa 1,7 milioni di confezioni di Cialis. A diventare generici saranno i dosaggi del principio attivo tadalafil da 10 e 20 milligrammi, e non quello da 5. Questo farmaco è piuttosto caro sul mercato: una compressa, a seconda delle confezioni, può costare 15-20 euro. Ma in lista ci sono anche altri farmaci: il Crestor (anti-colesterolo) il Pafinur (antistaminico)e l’Olmetec (anticoagulante).

In generale si stima che il generico abbatta i prezzi mediamente di circa il 60% per confezione a un anno dall'ingresso sul mercato, facendo risparmiare circa 600 milioni di euro.

Cosa sono i farmaci generici

Il farmaco generico o equivalente è quel medicinale che “riproduce” il farmaco con il marchio una volta che questo ha concluso la sua copertura brevettuale: per essere considerato tale deve avere lo stesso dosaggio di principio attivo e le stesse indicazioni terapeutiche. Questo medicinale è il corrispondente o equivalente del farmaco a cui si ispira, ma il suo costo deve essere inferiore per legge, almeno del 20%. In Italia i medicinali di classe A, quelli con brevetto, hanno un presso contrattato con l’Agenzia italiana del farmaco. I medicinali di classe C, cioè a pagamento, hanno un prezzo deciso liberamente dall’azienda ma deve comunque essere, come ricordato sopra, almeno del 20% più basso rispetto al corrispondente di classe A. Alcuni farmaci con brevetto come il Cialis, sono di fascia C, totalmente a carico del paziente, ma anche qui il medico deve indicare l'eventuale presenza in commercio di medicinali aventi uguale composizione in principi attivi ma a costo più basso.

Diffusione farmaci generici in Italia

I farmaci generici hanno subito un’accelerazione nella loro diffusione sul mercato in particolare a partire dall’entrata in vigore del decreto Balduzzi del 2012. Questa normativa infatti chiede obbligatoriamente al medico di prescrivere, per le patologie acute, il farmaco con il nome del principio attivo e non quello della specialità farmaceutica. Questa richiesta è poi “facoltativa” per le patologie croniche.

Si stima che il loro fatturato, come sottolinea Assogenerici, sia stato di oltre un miliardo di euro nel 2016, quasi completamente a carico del servizio sanitario nazionale visto che si tratta di medicinali rimborsati, in fascia A. In  particolare, "la spesa farmaceutica convenzionata, attestata complessivamente nel 2016 a quota 8,3 miliardi, risulta quasi esattamente spartita a metà tra farmaci sotto brevetto e generici: la spesa netta del sistema sanitario nazionale per i branded a brevetto scaduto si è attestata a quota 2,6 miliardi contro 1,6 miliardi di spesa determinata dal consumo di generici equivalenti".

Dai dati Assogenerici emerge una crescita del consumo degli equivalenti che nel periodo gennaio-marzo guadagnano uno 2,8%  nei consumi in classe A del canale farmacia rispetto al primo trimestre del 2016.

Il report che invece analizza l’andamento fino a giugno del 2017 riporta che gli equivalenti hanno rappresentato il 20% del mercato delle confezioni. Per le vendite, si parla di un costo complessivo di 1.54 miliardi, in particolare nel mercato dei farmaci di classe A, che assorbe il 77,9% del valore del mercato dei farmaci generici, per un totale di 1,19 miliardi.

La diffusione degli equivalenti varia da Regione a Regione con una prevalenza di consumi al Nord: la prima consumatrice è la Provincia Autonoma di Trento, a seguire la Lombardia, l’Emilia Romagna, Bolzano, Veneto, Friuli e Toscana. Agli ultimi posti delle Regioni che utilizzano più equivalenti c’è la Basilicata, la Calabria, la Campania, la Sicilia.

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