Savina Caylyn, il popolo di Procida occupa pacificamente il porto di Napoli
Chiedono la liberazione dei propri cari sequestrati otto mesi fa dai pirati somali e che il governo italiano intervenga attivamente nelle trattative per la liberazione della Savina Caylyn. La nave cargo è ancora nelle acque della Somalia e i rapiti sono allo stremo, soltanto la settimana scorsa l’ultimo drammatico ultimatum che scadeva proprio in queste ore. Una speranza, però, echeggia tra le cento persone intervenute stamattina per una pacifica occupazione del porto di Napoli: il recente sblocco dei fondi per la Somalia in sede Onu, un possibile messaggio ai pirati che i governi nazionali vogliono intervenire nella vicenda.
Savina Caylyn: manifestazione al porto di Napoli
Un centinaio di persone ha manifestato al porto di Napoli per chiedere la liberazione dei marittimi rapiti dai pirati somali
Scandiscono slogan per chiedere la libertà le centinaia di persone che questa mattina hanno manifestato al porto di Napoli. Il molo Beverello, luogo simbolo del turismo e dell’internazionalità scelto proprio per lanciare un messaggio: “La vicenda della Savina Caylyn non riguarda soltanto Procida, da cui provengono quattro dei marittimi rapiti. Ma riguarda tutta l’Italia e anche altre nazioni, a bordo della nave ci sono anche degli indiani” dicono i manifestanti ai microfoni di Fanpage.
I delegati sindacali accusano il governo di fare distinzioni tra “cittadini di serie A e di serie B” non essendo intervenuto nella trattativa, lasciata gestire interamente dall’armatore: i fratelli D’Amato. Otto mesi sono già trascorsi e dalle ultime telefonate sono emerse le condizioni inumane in cui sono costretti a vivere gli uomini dell’equipaggio della Salina Caylyn: tenuti a digiuno, picchiati e sotto la costante minaccia di tortura e morte. Anche la salute fisica è messa a repentaglio, per loro che hanno la pelle totalmente screpolata e disidratata, essendo impedita finanche l’igiene personale. Le persone di Procida, ci dicono, sentono molto forte il dolore per questa situazione: sull’isola sono quasi tutti marittimi, lavorano nel mare e studiano nell’accademia marittima. Gli allievi ci confidano la paura di intraprendere un mestiere così rischioso, nonostante la passione per il mare.
“I giornalisti rapiti in Libia sono stati prontamente liberati, mentre dei lavoratori come i nostri marittimi vengono dimenticati” si sfogano i manifestanti. Le tutele, lamentano i sindacati, non ci sono: “è inutile pensare di imbarcare contractor armati a bordo dei mercantili – ci dicono i delegati – Ma bisognerebbe rendere obbligatoria un’assicurazione contro gli atti di pirateria per tutte le navi che percorrono queste rotte”. Con un’assicurazione, il pagamento del riscatto chiesto dai pirati sarebbe stato molto più celere anche in questo caso. Per il prossimo 6 ottobre, Cgil Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero di tutti gli operatori marittimi del golfo di Napoli – in solidarietà con i familiari dei marittimi rapiti.
Una speranza è giunta nel primo pomeriggio, quando un comunicato ha reso noto che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha incontrato l'armatore della Savina Caylin, assicurando che “il governo continuerà a lavorare per il buon esito della vicenda”.