Sassari, donna incinta respinta al pronto soccorso perché priva di tampone: perde il bambino
Sono ancora sotto choc Enzo e Alessia Nappi. Quest'ultima, 25enne, ha perso il bambino che portava in grembo alla quinta settimana dopo che lo scorso sabato sarebbe stata respinta dal pronto soccorso della clinica ostetrica dell'ospedale San Pietro di Sassari, perché sprovvista di tampone molecolare anti covid, che neanche la stessa clinica aveva. Il Ministero della Salute ha ora disposto un'ispezione al Pronto Soccorso della Clinica Ostetrica Ginecologica dell'Aou locale, per fare luce sulla vicenda. Gli ispettori dovranno fare chiarezza su cosa è accaduto veramente con l'obiettivo di accertare eventuali responsabilità, fa sapere l'Ufficio stampa dello stesso Ministero. Nel frattempo la coppia ha annunciato che presenterà denuncia in Procura nei prossimi giorni.
Tutto è successo la mattina di sabato 8 gennaio. Alessia avverte dei dolori e accusa delle perdite. Chiede al marito Enzo, 51enne, di portarla urgentemente al pronto soccorso di Ginecologia e Ostetricia dell'Ospedale San Pietro di Sassari. La coppia attende un figlio da 5 anni. "Mia moglie ha avvertito un forte dolore addominale – racconta l'uomo all'Adnkronos – Era incinta da non meno di 5 settimane, il secondo test l'aveva fatto una settimana prima. Ha sentito il medico e dato che aveva delle piccolissime perdite lui le ha consigliato di andare al Pronto Soccorso".
All'entrata la coppia viene accolta da un'ostetrica alla quale spiega la situazione. Le viene chiesto il super green pass che la giovane, vaccinata con due dosi e già prenotata per la terza, esibisce. L'ostetrica a quel punto richiude la porta e li fa attendere "venti minuti, dicendo che si era dimenticata", prosegue Enzo. Quindi sale "al quarto piano per chiedere cosa fare" e, quando scende, chiede ad Alessia se ha eseguito un tampone molecolare, presentato come requisito essenziale per poter procedere alla visita. "Era sabato, non sapevamo nemmeno che dovesse essere necessario ed eravamo nell'angoscia più totale – ricorda l'uomo con voce rotta -. Abbiamo chiesto cosa potessimo fare, ma era di sabato, in ospedale non eseguivano i tamponi e ci hanno detto che dovevamo tornare lunedì".
A quel punto l'uomo insiste, ma in tutta risposta l'ostetrica gli risponde che "doveva prendere una tachipirina e tornare il lunedì" racconta Enzo. A quel punto la situazione precipita. "Sono passato a prenderla in macchina, e l'ho trovata piegata in due dai dolori", racconta, e "le perdite sono diventate copiose: si capiva che non ci fosse più niente da fare, e una volta a casa abbiamo capito che aveva abortito".
Vogliamo far sentire il nostro dolore, è una cosa indegna, non capisco cosa avrei dovuto fare -si lamenta il marito di Alessia- E se avesse avuto il Covid cosa avrebbero fatto, non l'avrebbero visitata? Chi ti da l'onnipotenza di decidere se mio figlio deve morire perché non abbiamo un molecolare? Non si lasciano morire delle persone nei parcheggi dell'ospedale, mia moglie è stata lasciata andare con dolori atroci, come un cane, è gravissimo".
Enzo spiega non intende chiedere risarcimenti, "non vorremmo fare nemmeno queste interviste perché stiamo malissimo, non puntiamo il dito su nessuno ma vogliamo che queste cose non succedano mai più. Queste cose non devono più succedere", scandisce l'uomo.