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Sardegna, pastore da due anni dorme in auto dopo che una tromba d’aria ha distrutto la sua stalla

L’uomo racconta: “Da allora non mi ha aiutato nessuno, né il Comune, tanto meno la Regione. Temo furti. Riesco a vedere i miei figli una volta alla settimana, non posso abbandonare gli animali”.
A cura di D. F.
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"Spesso sono tentato di abbandonarle. Ma non ci riesco. Queste pecore sono come figlie. L'unica cosa che mi è rimasta per mantenere la famiglia". A parlar è il 36enne Alessandro Piras di Morimenta, in Sardegna, costretto dal 4 settembre del 2015 a trascorrere molte notti all'addiaccio. Quel giorno, infatti, una tromba d'aria distrusse la sua azienda. "Da allora non mi ha aiutato nessuno – racconta il pastore a L'Unione Sarda – né il Comune, tanto meno la Regione. Temo furti. Riesco a vedere i miei figli una volta alla settimana, non posso abbandonare gli animali".

L'uomo spiega: "Il ricovero delle pecore non esiste più. I locali per la mungitura compromessi. Morte decine di maialetti, 4 scrofe e 20 capre, persa tutta la scorta di foraggio". Nonostante ciò – dice – "mi sono rimboccato le maniche. Gli unici ad avermi aiutato i dirigenti del caseificio Sepi di Marrubiu, dove conferisco il latte. Mi hanno ricostruito la mungitrice e sono sempre pronti a venirmi in soccorso. Ho fatto richiesta di risarcimento danni, ma non ho avuto nulla". Nel frattempo le sue 700 pecore continuano a non avere un riparo in cui passare la notte. "Con quali soldi? – chiede l'allevatore -, è già difficile andare avanti così. L'altra notte 15 pecore hanno partorito, ma sono morti tutti gli agnellini per il freddo".

Il presidente provinciale di Coldiretti Giovanni Murru ha aggiunto: "Avevamo chiesto alla Regione una revisione del bando, che prevedeva danni di almeno il 30 per cento dell'intera superficie aziendale. Regola che ha escluso molte aziende dagli indennizzi. Richiesta caduta nel vuoto". Mentre dalle pagine dell'Unione Sarda l'assessorato regionale all'Agricoltura ha replicato: "Ci dispiace, ma il 30 per cento è previsto da una direttiva comunitaria, che non possiamo modificare".

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