Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

Sarah Scazzi, 14 anni fa il delitto di Avetrana. Il fratello a Fanpage.it: “Zio Michele? Mai più rivisto”

Claudio Scazzi, fratello di Sarah, a Fanpage.it a 14 anni dal delitto di Avetrana: “Quel giorno mia madre mi chiamò per dirmi che Sarah era scomparsa: dal nulla fui catapultato in un mondo differente. Di mia sorella mi restano i ricordi, i peluche e i diari. Zio Michele Misseri? Non l’ho più rivisto”.
A cura di Ida Artiaco
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"Sono stati anni molto lunghi, difficili, le perdite non si assorbono mai del tutto. Diciamo che si può convivere. Le emozioni sono state altalenanti, sono cambiate col tempo. All'inizio c'era sgomento, era tutto molto complesso, poi è iniziato il processo e lì sono arrivati anche i colpi di scena".

A parlare a Fanpage.it è Claudio Scazzi, fratello di Sarah, la 15enne di Avetrana scomparsa il 26 agosto 2014, esattamente 14 anni fa, e trovata cadavere l'ottobre successivo. Il suo è stato uno dei casi di cronaca nera più seguiti d'Italia degli ultimi anni. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, la ragazza fu uccisa proprio quel 26 agosto dentro casa Misseri, strangolata dalla cugina Sabrina e dalla zia, Cosima Serrano, sorella della madre, con la complicità dello zio, Michele Misseri, che acconsentì a far sparire il suo corpo. Si ricordi che nel 2017 la Corte di Cassazione ha confermato le condanne all'ergastolo per le due donne, mentre l'uomo è uscito dal carcere lo scorso 11 febbraio dopo aver scontato la condanna a 8 anni di reclusione per la soppressione del cadavere della nipote e inquinamento di prove.

Claudio, sono passati 14 anni dal delitto di Avetrana. Come sono stati?

"Sono stati anni molto lunghi, difficili. Le perdite non si assorbono mai del tutto. Quando si perde un familiare non si riesce completamente a passare oltre. Diciamo che si può convivere. Per me il modo per andare avanti è stato questo: impegnarmi in determinate cose, essere una persona seria per onorare chi non c'è più".

Il tuo lutto è sempre stato sotto i riflettori. Come l'hai affrontato?

"Non è facile da spiegare, a volte ci sono dei concetti inspiegabili. C'è chi è bravo a cercare di trasmettere le emozioni, le sensazioni, ma secondo me anche il più bravo al mondo non è in grado di farlo fin in fondo. Ti lascia delle cose che sono uniche. Le emozioni sono state sicuramente altalenanti, sono cambiate col tempo. All'inizio c'era sgomento, era tutto molto complesso, poi è iniziato il processo con i suoi colpi di scena".

Cosa non ti aspettavi?

"Al processo si va molto sugli aspetti tecnici. Ricordo che ci fu una richiesta di rimessione, che si fa rarissimamente, per motivi di ordine pubblico. Fu avanzata dalla difesa degli imputati che chiedevano in altre parole di spostare il procedimento da Taranto a Vasto perché qui c'era un clima pesante, il processo era diventato troppo mediatico. Quello è stato un colpo di scena. La richiesta fu presentata durante l'udienza preliminare dove sono ammesse solo le parti e fu un momento particolare, dove i giudici andarono in camera di consiglio immediato, e il tutto durò qualche ora. Fu un momento di grandissimo sgomento, non se l'aspettava nessuno".

Ci sono altri momenti che ti sono rimasti impressi di quel processo?

"Momenti topici sono state le testimonianze di Cosima, Sabrina e Michele, sentire dal vivo le voci di quelle persone che avevano commesso il reato e cercavano di difendersi. Sono diverse le frasi che mi sono rimaste impresse".

A proposito di Michele Misseri, è uscito dal carcere qualche mese fa. L'hai rivisto?

"No, non l'ho più rivisto. È tornato in libertà, ne hanno parlato tutti, ma era un fatto prevedibile, il calcolo della pena era quello. Michele ha cambiato circa 8 versioni, a volte con dettagli importanti, altre con dettagli insignificanti. Per me vale quello che si è detto nel processo. Chi ha seguito l'iter sa le motivazioni che ci sono state. Io, essendo a conoscenza di tutto, ho sempre giudicato la persona in primis e poi quello che dice".

Tua madre è rimasta ad Avetrana, mentre tu vivi a Milano. Lei come affronta tutto questo?

"Fa una vita normale, cerca di avere una routine che l'aiuta a stabilizzarsi".

Cosa stavi facendo 14 anni fa, il 26 agosto?

"Ero appena rientrato a lavoro, ero stato in ferie in Puglia fino al 24 agosto. Avevo lavorato di notte, il mio turno finì verso le 7, feci colazione e andai a dormire, poi mi chiamò mia madre di pomeriggio dicendo che Sarah non si trovava e mi chiese se mi avesse contattato sul telefonino per dirmi se fosse successo qualcosa. Dal nulla fui catapultato in un mondo differente".

Cosa ricordi di Sarah?

"Sarah era una ragazza bella, soprattutto con un carattere bello. Sarebbe diventata una donna con principi sani, apprezzabile e valida nella vita come lo sono voluto diventare io. Mi rimangono i ricordi di momenti di divertimento, come andare al mare insieme, e gli oggetti, come i peluche e i diari, cose che usava in maniera giornaliera e che ho con me qui a Milano".

Ha collaborato Chiara Daffini.

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