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Sara Pedri scomparsa, 70 colleghe chiedono di essere ascoltate dal direttore sanitario

Settanta colleghe di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa a Trento dopo aver ottenuto il trasferimento dalla struttura dell’ospedale Santa Chiara a quello di Cles, hanno chiesto al direttore sanitario di essere ascoltate individualmente per poter fornire la loro versione dei fatti sui maltrattamenti in reparto.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Possiamo solo aspettare. Siamo in attesa della magistratura, degli esiti dell'inchiesta interna all'azienda sanitaria in cui lavorava Sara e dell'esito delle ricerche. Siamo in costante attesa" ha dichiarato Emanuela Pedri, sorella della ginecologa forlivese di 32 anni scomparsa il 4 marzo scorso subito dopo il trasferimento dall'ospedale Santa Chiara di Trento a quello di Cles.

L'ospedale Santa Chiara di Trento è ora oggetto di un'indagine interna: da tempo c'è un elevato turn over di professionisti. L'idea che il Santa Chiara possa essere scelto "come luogo per formarsi per poi tornare nella ragione d'origine", sostenuta dall'assessora provinciale Segnana, non convince coloro che, in ambito politico e sanitario, sono convinti che la gestione induca i professionisti alla fuga. Sara aveva lamentato un forte disagio sul posto di lavoro per via di comportamenti al limite del mobbing. Più volte aveva espresso il desiderio di cambiare struttura ospedaliera e, dopo la sua scomparsa, la testimonianza ha portato l'Azienda sanitaria a cercare di "fare chiarezza" sulle dinamiche della struttura.

Sara Pedri
Sara Pedri

A fare un appello per Sara anche Roberta Venturella, insegnante che aveva seguito la giovane presso l'Università di Catanzaro, dove si era specializzata. La docente ha scritto una lunga lettera al ministro della Salute Speranza chiedendo che sia istituita una commissione esterna all'Azienda Sanitaria in quanto, in caso di inadempienze, sarebbe facile pensare che questa non voglia autoincriminarsi. Settanta ostetriche trentine si sono unite ai familiari della ragazza chiedendo verità per la giovane scomparsa. Con una lunga lettera al direttore sanitario hanno chiesto di essere ascoltate tutte a chiamata. Le donne hanno chiesto di essere sentite con colloqui individuali per parlare di Sara o di casi simili in reparto.

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