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Ultime notizie su Sara Pedri, ginecologa scomparsa a Trento

Sara Pedri, la sorella Emanuela: “Umiliata in reparto, fu demansionata dopo le ferie”

Secondo quanto affermato da Emanuela Pedri, la sorella Sara era continuamente umiliata in reparto. “Le diedero una settimana di congedo dal lavoro perché stava male. Aveva diritto a quindici giorni, ma aveva paura di perdere il posto. Dopo quei 7 giorni è stata demansionata. Si era convinta di essere responsabile di quanto accadeva”
A cura di Gabriella Mazzeo
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In un'intervista al Messaggero, Emanuela Pedri, sorella di Sara scomparsa dopo aver chiesto il trasferimento dall'ospedale di Trento, ha raccontato le continue vessazioni che la giovane ginecologa subiva. "Mi diceva che sarebbe stato meglio se una mattina non si fosse svegliata. Parlava di aggressioni verbali di tutti i tipi: erano urla continue se usavi uno strumento in modo diverso, anche se lavoravi bene. Era discriminata perché si era formata a Catanzaro, al Sud. Non contesto la professionalità dei dipendenti, ma la gestione delle risorse umane".

Secondo la sorella della ginecologa scomparsa, quello del reparto di ginecologia dell'ospedale di Trento era un ambiente punitivo. "Una volta, in sala operatoria, una ginecologa le diede uno schiaffo sulle mani davanti a una paziente. Le disse di togliersi il camice perché era un'incapace. Sara si sentì umiliata. Era dicembre, da lì poi tutto è precipitato". Secondo quanto raccontato dalla donna, la 31enne temeva di essere licenziata. "Pensava che nessuno l'avrebbe più assunta, ma dall'altra parte aveva il terrore di andare a lavorare. Aveva le palpitazioni e aveva perso sette chili. Ormai non dormiva più e mangiava poco".

Sara Pedri aveva affidato i suoi tormenti ad alcuni scritti poi ritrovati nella sua casa di Cles. "Con la fretta non si impara. Io ho detto di sì a tutto, ma per adesso tutto quello che ho ricevuto è solo terrore – scriveva nel suo diario -. Sono bloccata, non riesco più ad andare avanti". La 31enne era stata richiamata dal primario della struttura per i chili persi. "Aveva il viso scavato e si mangiava le unghie fino alla pelle. Era tutto visibile, ma chi poteva fare qualcosa non l'ha fatto. – spiega la sorella Emanuela – Il medico di base le fece un certificato per calo ponderale per stress lavorativo. Avrebbe voluto darle quindi giorni, ma lei aveva accettato solo una settimana per paura di perdere il posto. Dopo quei sette giorni non era più nei turni: il primario le ha proposto Cles che avrebbe aperto solo a maggio. Per lei è stato un demansionamento. Faceva turni da dodici ore, era molto ligia al dovere e questo ultimo colpo per lei è stato troppo. Si era convinta che fosse colpa sua".

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