Sara Pedri, la sorella Emanuela: “Per capire cosa è successo ho perdonato i suoi colleghi”
"Sara è sempre stata una ragazza solare, ma poco prima della scomparsa era cambiata radicalmente. Per capire cosa le fosse accaduto ho parlato con colleghi che ritenevo corresponsabili della sua scomparsa. Ho messo i loro sentimenti prima dei miei e prima della stessa Sara per capire cosa potesse esserle successo". Lo ha detto Emanuela Pedri, sorella della ginecologa Sara Pedri scomparsa il 4 marzo 2020.
La giovane dottoressa era stata trasferita dopo la formazione professionale presso l'ospedale Santa Chiara di Trento. Qui, come da lei riportato nel suo diario, sarebbe stata vittima di mobbing sistematico fino a quando non è stata trasferita presso la struttura di Cles. Qui, però, ha lavorato per pochi giorni: il demansionamento l'avrebbe portata a rassegnare le dimissioni e, con tutta probabilità, al suicidio.
Del suo caso si è parlato questa sera durante la diretta Facebook del centro culturale online Symposion. Con lei sono intervenuti anche l'avvocato della famiglia Pedri, Nicodemo Gentile, e la psicologa consulente Gabriella Marano. "Sara è entrata dal primo momento in un ambiente tossico – ha detto la sorella durante la live -. Il primo giorno ha ricevuto un avvertimento, le è stato detto di non fidarsi di nessuno e di contare solo su se stessa".
"Sono parole dure, ma formulate con l'intento di proteggerla. Immaginare però una ragazza appena arrivata che deve guardarsi intorno dal primo giorno fa molto male. Lei è sempre stata molto empatica e si è fatta amare anche se tutti intorno a lei le avevano detto di andare sempre e solo per la sua strada. Proprio questo ha spinto i suoi colleghi a testimoniare dopo la sua scomparsa. In questo modo ha fatto cadere il muro di omertà che c'era".
Durante la diretta è intervenuto anche l'avvocato della famiglia Pedri, Nicodemo Gentile, Presidente dell'Associazione Penelope che si occupa di persone scomparse. "Con Emanuela abbiamo intrapreso un percorso lungo e importante – ha spiegato -. Nel giugno del 2021 non sapevamo nulla di quello che era accaduto. Sapevamo solo che Sara era scomparsa. Sono stati attimi bui. Quando viviamo una battuta d'arresto, ripensiamo sempre a quei mesi". Secondo il legale, la ginecologa presumibilment vittima di mobbing avrebbe potuto essere aiutata da un sistema di controllo e sorveglianza per tutelare la dignità dei lavoratori.
L'ospedale, ritenuto di grande pregio nell'ambito sanitario, avrebbe mostrato una serie di criticità importanti dal punto di vista della gestione del personale. "Parliamo di una struttura nella quale le stanze erano insonorizzate perché le urla arrivavano fino ai corridoi" ha raccontato ancora l'avvocato Gentile. "Il primario è stato licenziato dalla stessa azienda che per dodici anni gli ha pagato lo stipendio e ha fornito ottime recensioni sull'ambiente di lavoro. Mi chiedo come sia potuto accadere se c'erano colleghe che avevano già denunciato situazioni simili nel 2017?".
In soli 3 mesi, Sara sarebbe sprofondata in una situazione di paura, depressione e agitazione. Successivamente avrebbe rassegnato le dimissioni dalla struttura di Cles per poi forse togliersi la vita. Ne è convinta anche Gabriella Marano, la psicologa consulente della famiglia della vittima. "Si tratta di quick mobbing perché si svolge quotidianamente e con enorme violenza su base quotidiana – ha affermato la specialista -. Sara è stata spezzata in breve tempo e si è convinta di non essere all'altezza del suo ruolo. Quando è stata trasferita a Cles si è convinta di non aver più tempo per dimostrare il suo lavoro e per aspirare all'assunzione, così ha rassegnato le dimissioni ed è scomparsa. Non riusciva più a tollerare il dolore".
Il 9 febbraio si è svolto l'incidente probatorio richiesto dalla procura di Trento. Sono indagati per maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione e disciplina l'ex primario di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara e la sua vice.