Sara Pedri, altre 6 colleghe vogliono avviare una causa per mobbing
Dopo la scomparsa di Sara Pedri, avvenuta il 4 marzo scorso, la sanità Trentina è stata travolta da un vero e proprio uragano. Del resto la "situazione critica" del reparto di ginecologia del nosocomio Santa Chiara riportata dagli ispettori del ministero della Salute era nota ormai da tempo: molti professionisti avevano chiesto negli anni trasferimenti da quella struttura presso nuove sedi. Il Santa Chiara, insomma, ha visto un continuo ricambio di lavoratori. Saverio Tateo, primario del reparto, è stato trasferito al ruolo di coordinatore territoriale del percorso nascita di Pergine Valsugana (ruolo che già ricopriva compatibilmente con quello di dirigente del settore ospedaliero nel quale Sara lavorava). Subito dopo il cambio di mansioni, Tateo ha richiesto un periodo di ferie in attesa di eventuali provvedimenti disciplinari. I colleghi di Sara Pedri, però, non si fermano: dopo aver testimoniato contro la gestione del reparto di ginecologia, vogliono procedere per vie legali. Sei operatrici, già ascoltate dagli inquirenti sul caso Pedri, hanno deciso di avviare una causa per mobbing.
Allontanata anche la viceprimaria
"Spostare Tateo dal suo reparto vuol dire temporeggiare nell'attesa di ulteriori indicazioni degli ispettori ministeriali" ribadisce Emanuela Pedri, sorella della ginecologa scomparsa. "Si è spostato il problema ma non è stato risolto". A confermare quanto Sara raccontava nei suoi scritti, più di 100 professionisti che hanno testimoniato a suo favore. Operatori che hanno raccontato agli inquirenti vessazioni continue con violenza psicologica, urla e insulti in caso di errore.Secondo quanto hanno raccontato i giovani professionisti, a rendere l'ambiente lavorativo ostile erano Tateo e la viceprimaria Liliana Mereu. La dottoressa avrebbe infatti umiliato Sara davanti a una paziente, schiaffeggiandola e intimandole di uscire dalla sala operatoria nella quale si trovavano. L'episodio, secondo il fidanzato della 31enne, avrebbe avuto su di lei un grande impatto. "Non fece nomi – aveva spiegato in un'intervista al Resto del Carlino il compagno di Sara, Guglielmo Piro -. Mi disse che una sua responsabile le aveva colpito una mano con violenza facendole cadere il bisturi. Poi mi disse che le aveva dato dell'incapace davanti ai pazienti".