Sara Pedri, 17 testimoni accusano l’ex primario Tateo di Mobbing: “Spesso ci minacciava”
Sara Pedri viene citata solo una volta, quasi di sfuggita nelle carte che riguardano i procedimenti per mobbing a carico di Saverio Tateo, ex direttore del reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento. Il professionista è accusato di mobbing nei confronti di almeno 15 medici della struttura: tra questi, anche la giovane scomparsa il 4 marzo scorso. Otto pagine di provvedimento disciplinare a carico dell'ex direttore del reparto vagliate dal Comitato dei Garanti che lunedì ha dato il via libera al licenziamento per giusta causa nei confronti di Tateo.
Secondo l'accusa, Tateo aveva contribuito alla creazione di un clima carico di tensione e angoscia nei corridoi del reparto. Nelle contestazioni si fa riferimento a un episodio del 18 ottobre 2018, quando durante un colloquio avrebbe denigrato pubblicamente una collega minacciandola di provvedimenti disciplinari. Motivo del contendere, quasi sempre, la divisione dei turni. Pochi giorni dopo, il primario avrebbe detto davanti a dei testimoni che alcune colleghe avrebbero dovute essere "eliminate fisicamente" in quanto "mele marce". Il 25 ottobre avrebbe nuovamente aggredito una dottoressa. Ancora, altri episodi avrebbero testimoniato un continuo accanimento del responsabile sui suoi colleghi.
"Non succedeva di rado che Tadeo si arrabbiasse per questioni vicine ai turni – racconta un testimone -. Urlava e si sentiva in tutto il reparto. Per questo motivo aveva chiesto di insonorizzare le pareti dello studio per una questione di privacy". Secondo l'Ufficio disciplinare, Tateo cercava consapevolmente di insinuare dubbi sulle capacità professionali delle colleghe, denigrandole anche in presenza di terzi o davanti ai pazienti. Il suo comportamento sarebbe ulteriormente peggiorato con l'arrivo della sua vice, Liliana Mereu, che pure avrebbe contribuito a inasprire il clima di angoscia e malessere nel reparto di Sara Pedri. La donna avrebbe addirittura colpito fisicamente le colleghe sulle mani in sala operatoria come nel caso della Pedri.
Il primario era stato trasferito dopo la scomparsa di Sara Pedri a Pergine-Valsugana. Contro di lui sono state raccolte decine di testimonianze e tra le carte nelle mani dell'accusa figura anche il diario della giovane ginecologa scomparsa. Nei suoi scritti, Pedri racconta lo stress e la depressione causatale dall'ambiente lavorativo di grandi pressioni.