Sara, 34 anni: “Sono rimasta incinta e ho chiesto il congedo, il titolare ora vuole che mi dimetta”
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"Ho cominciato a lavorare per la mia azienda quattro anni fa e all'epoca avevo già un figlio. Al colloquio mi chiesero se ne volessi altri e io, per avere il lavoro, dissi di no. In tutti questi anni mi sono state fatte diverse pressioni psicologiche. Per esempio, il 23 dicembre di due anni fa, dopo aver detto che avevo voglia di dolci, il titolare mi disse: ‘Ma mica sei incinta? Chiuditi le tube perché qui figli non si possono fare".
"Il 15 febbraio dello scorso anno ho scoperto di aspettare il mio secondo figlio. L'ho detto subito, visto che temevo una loro reazione e avevo ragione". Comincia così il racconto Sara (nome di fantasia, ndr), 34 anni. La donna ha contattato Fanpage.it per denunciare la sua situazione di madre lavoratrice.
"Sono sempre andata al lavoro, le visite le ho fatte dopo l'orario di lavoro perché il mio titolare non voleva che mi assentassi. Solo una volta sono andata via alle 14 per un controllo e mi sono sentita dire: ‘Gli altri fanno i figli e io devo pagare i permessi‘. E pensare che io ho sempre lavorato senza nemmeno prendere la pausa pranzo, mangiavo davanti al computer", prosegue la 34enne.
Come ci spiega Sara, dopo una discussione nata dalla richiesta del titolare di aumentarle le ore di lavoro, la situazione è ulteriormente precipitata. "Sono andata in maternità ad agosto e mi è stato detto che stavo sbagliando perché ero andata via prima del tempo, visto che avrei dovuto partorire a ottobre, ma ero assolutamente in regola. In più, il titolare mi ha fatto contattare dalle colleghe dicendo che in azienda l'aria non era buona, che lui una persona con due figli non la voleva e che non avrei dovuto chiedere il part-time perché non me lo avrebbe dato".
Sara ha deciso di chiedere il congedo parentale perché il bimbo è ancora piccolo e ha anche l'altro figlio. La 34enne ci spiega che il titolare dell'azienda ha sempre usato toni molto duri di fronte ai problemi: "Ho sempre avuto paura di lui. Quando sono andata a dirgli che avrei preso il congedo, sono andata insieme a mio marito. Ci ha cacciati dicendo che non mi sarei più dovuta presentare, che sono una persona scorretta perché ho chiesto il congedo e invece sarei dovuta tornare prima per il bene dell'azienda".
"Dopo che sono andata in congedo, nessun collega mi ha contattato per sapere come stessi, mi hanno tutti bloccata sui social e su Whatsapp. – aggiunge ancora – Ho provato a scrivere a una collega perché ho sentito questo distacco forte e lei mi ha risposto che ho sbagliato io, ma so che queste sono parole del titolare. In passato, quando sono andate via altre persone, diceva anche a me di non avere più contatti con loro. Lì subiscono tutti questa persona, io per prima l'ho fatto".
"Ora mi ha detto che dopo il congedo devo dimettermi perché non vuole una persona come me. Fortunatamente mio marito lavora, ma mi trovo a 34 anni con due figli e non posso tornare a lavorare. Mio marito voleva questo secondo bambino e in passato gli avevo sempre detto di no per paura di perdere il lavoro. Quando anche io mi sono decisa, l'ho perso davvero".
"Sono quattro anni che subisco, mio figlio è nato pochi mesi fa e i colleghi non mi hanno nemmeno mandato un messaggio. Ho paura per il futuro, dovrò lasciare questo lavoro e non so se ne troverò un altro o se dovrò accontentarmi. Oggi nelle aziende ti chiedono se hai figli o se ne vuoi ma è una cosa gravissima, va denunciata perché tante altre persone stanno nella mia situazione", racconta ancora Sara che lavora da quando era ragazza.
Visto che i genitori non potevano aiutarla, Sara ci spiega di aver lavora mentre studiava per pagare l'Università. Ci dicono che c'è la crisi delle nascite, che non facciamo più figli. Io li ho fatti, ho la gioia più grande del mondo, ma sono sola a casa perché mio marito deve provvedere a noi".
"È uno stress psicologico che non si può nemmeno immaginare. – conclude – Stando spesso sola penso a questa cosa che mi ferisce tantissimo, anche per il fatto che nemmeno i colleghi con figli e della mia età mi hanno mostrato un po' di sostegno, al posto loro non mi sarei mai comportata così".