Sandro Ruotolo: “Messina Denaro ultimo capo della mafia stragista. Chi prenderà ora il suo posto?”
"Matteo Messina Denaro era l'ultimo rappresentante di una stagione della mafia, quella dei corleonesi, quella stragista, che no c'è più. Quella stagione è stata sconfitta. Questo però non significa che abbiamo vinto".
Così Sandro Rutolo, ex parlamentare e giornalista da sempre impegnato nella lotta alla mafia, ha commentato a Fanpage.it la morte di Matteo Messina Denaro: il boss di Cosa Nostra è deceduto questa notte nel reparto detenuti all'ospedale San Salvatore de L'Aquila, dove era arrivato dopo essere stato qualche mese, in regime di 41 bis, nel carcere di massima sicurezza del capoluogo abruzzese. Da tempo soffriva di un tumore al colon e nell'ultimo periodo le sue condizioni di salute si erano aggravate fino al coma irreversibile.
"Lui ha rappresentato l'ultimo capo di quella stagione mafiosa. Tuttavia, non si è pentito, per cui sarà ancora più difficile conoscere la verità su quegli anni terribili, del passaggio tra la Prima e la Seconda repubblica, quando il presidente Ciampi, prima ancora che diventasse il capo dello Stato, temette un colpo di Stato", ha continuato Ruotolo.
Per il giornalista, la morte di Messina Denaro e la fine di quell'epoca della storia d'Italia "non significa che abbiamo vinto. La mafia di Trapani dovrà trovarsi un nuovo capo. Io so che le mafie sono più forti di prima, che la camorra e la ‘Ndrangheta sono fortissime, che si sono consolidate anche nel Centro Nord del Paese e che certamente c'è anche Cosa Nostra che però non è più quella pericolosa dei tempi di Riina e Provenzano. Esiste, fa affari, mantiene i rapporti con la politica e l'economia, anche se è indubbio che non ha più il comando delle organizzazioni criminali in Italia, anche se la verità è che non abbiamo più una certezza, non la conosciamo come all'epoca, è più invisibile e meno rumorosa. Sicuramente si sta riorganizzando".
Per Ruotolo non solo ora bisognerà capire "chi prenderà il suo posto a Trapani e poi capire meglio le gerarchie di Cosa Nostra a Palermo", ma quello che va fatta è una rivoluzione culturale: "La mia preoccupazione è legata alla sua trentennale latitanza – ha concluso l'ex parlamentare -. Il problema vero è che c'è ancora una battaglia culturale da fare. Messina Denaro, come hanno confermato le indagini successive al suo arresto, ha potuto stare a pochi chilometri dal suo regno, cioè Castelvetrano, e ha potuto contare sul consenso del territorio. Certamente c'è da fare ancora una battaglia giudiziaria e politica ma soprattutto la storia della latitanza ci dice che abbiamo da percorrere lunga strada di una profonda rivoluzione culturale".