San Raffaele: si è suicidato Marco Cal, braccio destro di don Verzè
Mario Cal, il vice di don Verzé nella gestione del San Raffaele, si è suicidato sparandosi alla testa nel suo ufficio dell’ospedale, questa mattina intorno alle 10.30 lasciando un biglietto di addio. Secondo le prime notizie è morto poco dopo, nonostante il ricovero d’urgenza nel reparto di rianimazione. Mario Cal era stato sentito nei giorni scorsi come testimone su una procedura, non penale, avviata dal pm Luigi Orsi sull’indebitamento dell’ospedale. Il manager, 71enne era da anni braccio destro di don Verzé, e anche se da venerdì non faceva più parte del cda, era molto preoccupato per la situazione del San Raffaele, come racconta il suo amico e avvocato Rosario Minniti che ha dato la notizia, “era preoccupato perché non c'era liquidità per pagare i fornitori”.
La procura di Milano circa venti giorni fa, aveva aperto una procedura per valutare la situazione finanziaria della Fondazione San Raffaele-Monte Tabor. Il Pm aveva aperto un procedimento civile, sulla base della legge fallimentare, per vigilare sulla situazione economica dell’ospedale, ormai molto critica. La decisione è arrivata dopo essere venuti a conoscenza della presenza di numerosi decreti ingiuntivi da parte di creditori del San Raffaele e proprio per questo motivo era stato ascoltato Mario Cal, consigliere delegato della Fondazione San Raffaele.
Il gruppo San Raffaele ha debiti per oltre 900 milioni di euro, e lo stesso Don Verzé aveva dovuto cedere molti dei poteri per cercare di risolvere la questione, ed evitare il fallimento. Ad intervenire direttamente era stato il Vaticano, infatti, secondo indiscrezioni la Santa Sede avrebbe versato 200 milioni di euro che dovrebbero arrivare dallo Ior e da una cordata internazionale. La scorsa settimana lo stesso cda della Fondazione è stato azzerato, ora al vertice ci sono quattro uomini del Vaticano, tra cui il presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, Giuseppe Profiti e lo stesso presidente della banca vaticana.
Con una nota il 15 luglio è stato ufficializzato che il presidente e fondatore Don Verzè rinunciava a tutti i suoi poteri rimettendoli nelle mani del nuovo consiglio di amministrazione, “il presidente ha delegato al vicepresidente prof. Giuseppe Profiti e al Consiglio tutti i poteri, rinunciando all'esercizio degli stessi" precisava il comunicato, questo per permettere “di operare una ricognizione dei dati contabili della fondazione e valutarne con serenità un adeguato piano di risanamento per salvaguardare le risorse impiegate e l’interesse di tutti gli interlocutori coinvolti nell’attuale crisi”. A cercare di ripianare il dissesto finanziario è stato chiamato Enrico Bondi, voluto espressamente dal nuovo cda e dal vicepresidente Giuseppe Profiti, con l’incarico di superconsulente per il risanamento.