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Samia uccisa in casa dall’ex marito Udine, il figlio minore era in casa: “Papà era sporco di sangue”

È stato il ragazzo a lanciare l’allarme rifugiandosi in casa dei vicini dopo aver assistito al violento litigio tra i genitori e aver visto il padre sporco di sangue uscire di casa. Quando la polizia è accorsa , la donna era già morta. L’ex marito, già condannato per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale e agli arresti domiciliari, è morto poco dopo schiantandosi con l’auto contro un camion.
A cura di Antonio Palma
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Quando Samia Bent Rejab Kedim è stata uccisa a Udine dall’ex marito nella sua abitazione, nell'appartamento vi era anche il figlio minorenne della coppia. È stato lui a lanciare l’allarme rifugiandosi in casa dei vicini dopo aver assistito al violento litigio tra i genitori e aver visto il padre sporco di sangue uscire di casa. Mohamed Naceur Saadi, 59 anni, avrebbe ucciso l’ex moglie a coltellate prima di andare via e schiantarsi poco dopo con l’auto contro un camion in un terribile impatto in cui è morto.

Come hanno spiegato oggi gli inquirenti, quando gli agenti della squadra mobile della Polizia sono giunti sul posto, allertati dai vicini, poco dopo le 11, hanno trovato la donna già priva di vita in una pozza di sangue. Le rivelazioni del ragazzo e la storia di violenza e abusi domestici per cui l’uomo era stato già condannato, hanno messo in moto le ricerche degli agenti che si sono concluse poco dopo con la scoperta della morte del 59ene nell’incidente stradale lungo la strada statale 13 a Basiliano.

L'ipotesi investigativa è che l’omicida abbia raggiunto Udine in treno, entrando nell'appartamento con le chiavi ricevute dal figlio, ignaro della reale intenzione del padre. Il minorenne, che ha altre due sorelle più grandi, ora è orfano ed è stato affidato a una comunità.

Dopo aver scontato un anno di carcere per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale nei confronti della ex moglie, Saadi era agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Monfalcone (Gorizia).  L’uomo però aveva un permesso di uscita di due ore ogni martedì e giovedì per provvedere alle sue indispensabili primarie esigenze di vita. Sfruttando quelle ore di libertà ha potuto arrivare fino a Udine e uccidere la ex.

"Sono stati applicati tutti gli strumenti di tutela previsti dalla legge. A volte, nonostante tutto, non si riescono a evitare queste tragedie” ha detto il procuratore della Repubblica di Udine, Massimo Lia, durante la conferenza stampa tenutasi oggi in Questura. "Il punto è questo: l'autorizzazione a uscire", ha sottolineato Lia. "Con qualunque misura, se una persona intende far del male e ha deciso di farlo, è molto difficile che qualunque strumento diverso dal carcere possa diventare ostacolo assoluto. Il carcere è l'unica misura che garantisce al 100% l'impossibilità di nuocere" ha concluso il pm.

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