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Samantha, morta a tre anni picchiata dal patrigno: la frustava con una cinghia

La piccola Samantha è stata trovata morta in una baracca in località Calambrone, a Pisa. Sul corpo nudo la piccola aveva segni di cinghiate e impronte di scarpe. Dai racconti della madre è emerso che il patrigno massacrava la piccina quotidianamente. L’uomo deve rispondere di omicidio volontario.
A cura di Angela Marino
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L’hanno ritrovata nuda e senza vita su un pavimento lurido di una stamberga, addosso solo una maglietta e il corpo pieno di lividi, sulla coscia, l’addome, il fianco, il pube. Le cicatrici degli schiaffi sul visetto e delle cinghiate sulla schiena, l’impronta di una scarpa sul costato. Samantha è morta a 3 anni e mezzo in una baracca di Calambrone (Pisa) sfinita dalle condizioni disumane in cui aveva vissuto la sua brevissima vita. Picchiata dal patrigno a cinghiate, tirata su per i capelli come un bambolotto e scaraventata a terra – tanto che le madre aveva dovuto rasarle i suoi bellissimi riccioli – la piccola è deceduta il 27 aprile 2016 nell'ex pizzeria dismessa in cui viveva con la madre, la dominicana Juana Francisca e il compagno di lei, Tonino Krstic, di origini serbe.

Una morte che non era affatto scritta, che si poteva evitare. Tutto è cominciato quando Juana ha conosciuto in chat Tonino. All'epoca viveva a Rapallo con il marito Stefano Castagnino, dal quale aveva avuto due figli di cui Samantha era la minore. La donna si innamora e decide di lasciare il marito e andare a vivere con il nuovo compagno. È il novembre 2014. Dopo poco si manifesta la natura violenta 31enne che si avventa contro la madre e la piccina e così, dopo averlo denunciato, Juana Francisca torna in Liguria. Dura poco, a ottobre 2015 si ricongiunge con il suo aguzzino e va di nuovo a vivere con lui. Vivono per un periodo in un'altra piccola casa, poi Kristc – disoccupato dedito a furti, ricettazione e risse – trascina la donna e sua figlia a vivere nell'ex pizzeria nella località balneare di Calambrone, in provincia di Pisa, un locale di proprietà del comune occupato abusivamente da alcuni membri della famiglia Kristc dal 2008. Dopo una convivenza infernale con i genitori di lui e la sorella, i familiari scappano lasciando Juana Francisca e la sua bambina da sole con quell'uomo incapace di controllare i suoi barbari istinti.

Krstic sottopone la piccola a ogni tipo di tortura. La frusta con una cinghia inzuppata d'acqua sulle cosce, la prende a calci a pugni e a bastonate. Quando è calmo si limita a gettarle addosso dell'acqua ghiacciata e la costringe in punizione sotto al letto. La madre tace, per terrore, per sottomissione, in un contesto di silenzio e omertà che non fa nulla per darle una mano. Nessuno di quelli che vivono vicino a quella bettola allerta le forze dell'ordine, che diranno poi di non essere mai state a conoscenza di quello che avveniva in viale del Tirreno. Eppure nel 2008 i servizi sociali del territorio comunicarono al Comune di Pisa la presenza degli occupanti serbi, tra cui c’erano dei minorenni. Segnalazioni a cui non seguirono provvedimenti. Nel 2011, inoltre, il tribunale dei minori di Firenze dispose una relazione dell’assistente sociale sulle condizioni in cui viveva il ragazzo. Anche in quel caso, al sopralluogo, non seguirono provvedimenti.

"Se muore la seppelliamo qui" diceva Tonino alla compagna, consapevole del fatto che la piccola avrebbe potuto prima o poi non reggere alle violenze. Così è stato. Nel corso delle settimane che precedettero la sua morte la piccola Samantha aveva accusato vomito, febbre e crisi convulsive, che però non furono diagnosticati né curati da nessun medico. Il 27 aprile 2016,  parte una chiamata dalla baracca diretta al 118, Krstic chiede cosa fare con una bambina che ha la "febbre" a 32, ma la temperatura di 32 gradi non è "febbre", piuttosto ipotermia. Dal centralino gli chiedono l'indirizzo: il 31enne fornisce quello sbagliato, per dirottare i soccorsi, sicuro che se l'avessero trovata in quelle condizioni avrebbero scoperto quello che le faceva. Sono le 15 e 54. Alle 19.14, quando la bambina è ormai al termine dell'agonia, parte un'altra chiamata. I paramedici si trovano davanti il corpo esanime e martoriato della piccina. Poco prima dell'arrivo dei soccorsi Krstic aveva fatto un falò degli oggetti con cui picchiava la convivente e la bambina, compresa la cinghia, di cui le forze dell'ordine trovano solo una fibbia tra le ceneri.

Oggi l'accusa per Tonino Krstic è quella di omicidio volontario. Secondo i magistrati la bambina è morta per lo stress riconducibile alle percosse quotidiane. Anche la madre sarà giudicata per non aver sottratto la piccola alle violenze. Nel febbraio scorso la dominicana ha messo al mondo il figlio di Tonino Krstic, il bambino che portava in grembo quando è morta la sua piccola. Dopo la tragedia che ha sconvolto la sua vita, la donna ha scelto di non riconoscere il piccolo e di darlo in adozione.

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