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Omicidio Saman Abbas

Saman, parla il fratello: “È stato mio zio a ideare e compiere omicidio. Non i nostri genitori”

“Mio papà e mamma no. Non hanno mai pensato di fare questa cosa, di uccidere”. Queste le parole agli inquirenti del fratello 16enne della ragazza pakistana scomparsa alla fine di aprile a Novellara. L’omicidio sarebbe stato ideato dallo zio e da altri cugini, non quelli già indagati per il delitto di Saman.
A cura di Biagio Chiariello
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Ha negato la responsabilità dei genitori, sostenendo che l'ideazione e l'esecuzione dell'omicidio della sorella, Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara dalla notte tra il 30 aprile e il primo maggio, vadano attribuite allo zio Danish, a sua volta fortemente spinto da altri due cugini, non quelli già indagati per il delitto. Il nuovo elemento è emerso dall'audizione del 16enne, il 18 giugno: "Mio papà e mamma no. Non hanno mai pensato di fare questa cosa, di uccidere", ha detto in italiano stentato. "E poi ci sono altri due cugini, no?" che "hanno forzato tantissimo a mio zio che scappa ancora, fa queste cose, eh… bisogna uccidere, no?".

Danish è latitante, insieme ad altri tre indagati: un altro cugino, e i due genitori della ragazza, tornati in Pakistan proprio il primo maggio. Il 21 maggio invece è stato fermato in Francia un secondo cugino, Ikram Ijaz, attualmente in carcere.

Gli inquirenti, i carabinieri e la Procura di Reggio Emilia, non hanno dubbi sul fatto che Saman sia stata uccisa. Dall'incidente probatorio sono inoltre venute fuori dichiarazioni che evidenziano la crudezza e la violenza di quello che dovrebbe essere successo la notte del 30 aprile scorso. Ci fu una riunione tra i parenti e si parlò di come far sparire il cadavere di Saman "facendolo a pezzi".

Per il tribunale del Riesame di Bologna il movente del delitto  affonda "in una temibile sinergia tra i precetti religiosi e i dettami della tradizione locali (che arrivano a vincolare i membri del clan ad una rozza, cieca e assolutamente acritica osservanza pure della direttiva del femminicidio)". Fattore, insieme ad altri, "pacificamente emergente dall'obiettiva analisi della complessiva condotta, che fanno dell'autore o partecipe di un simile fatto delittuoso una persona di pericolosità estrema, alla fine capace di tutto".

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