Saman Abbas, rinviati a giudizio i familiari della 18enne scomparsa: “Genitori non sanno del processo”
Si è conclusa così l'udienza preliminare del processo sulla scomparsa di Saman Abbas, la ragazza pakistana di 18 anni scomparsa nella notte tra il 30 aprile e l'1 maggio dello scorso anno dal Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Il giudice Dario De Luca ha accolto la richiesta della procura: tutti gli indagati sono stati rinviati a giudizio. Il giudice ha ritenuto sussistenti gli indizi a carico del padre Shabbar, della madre Nazia, dello zio Danish e dei cugini Ikram e Nomanhulaq.
Nell'udienza preliminare sono state ammesse le parti civili. La richiesta era stata presentata dall'Associazione Penelope, dal fratello minore di Saman e dal sindaco di Novellara, Elena Carletti. Il giudice ha dichiarato inammissibili le richieste di giudizio abbreviato mentre sono state rigettate anche altre richieste difensive. "L'associazione Penelope entra formalmente nel processo per fare giustizia per Saman – ha spiegato l'avvocato Barbara Iannuccelli – vogliamo essere la famiglia di Saman visto che quella sua vera l'ha tradita. Faremo di tutto per la verità". Secondo quanto emerso dalle indagini, che si sono chiuse ad aprile con la richiesta di rinvio a giudizio per i cinque imputati, Saman sarebbe stata uccisa dai parenti per la sua ribellione contro un matrimonio combinato organizzato dalla famiglia in Pakistan. Il corpo della 18enne non è mai stato ritrovato.
"Coloro che non sono presenti in un processo non sono fantasmi. Il più delle volte sono vittime di un sistema che dà per scontato cose che non dovrebbero esserlo, come la consapevolezza di un processo a proprio carico". Lo ha detto l'avvocato Simone Servillo, che difende Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i genitori della 18enne scomparsa. Il giudice ha rigettato la richiesta di nullità del decreto di latitanza. "Era fondata sull'evidente mancata conoscenza concreta del procedimento. Non entro nel merito della decisione del gup, però rimane il fatto che i processi contro chi non sa non andrebbero portati avanti. Resta un neo importante di questo procedimento che secondo me costituirà una costante. L'avvocato ha inoltre lanciato un appello: "Non sono mai riuscito a mettermi in contatto con i miei assistiti, ma spero che le mie parole li raggiungano. Li tranquillizzo perché la loro posizione è difendibile. Quello di oggi è un esito aspettato, ma ci dà occasione di difenderci in maniera sostanziale e spero definitiva nell'ambito di un contesto fondato sul contraddittorio".