Saman Abbas, lo zio Danish in aula: “Con lei avevo un rapporto da amico. Chi deve pagare paghi”
"Con Saman avevo un rapporto da amico, non da zio. Con me si poteva confidare e parlare di tutto". È cominciato così il lungo intervento presso la Corte d'Assise del tribunale di Reggio Emilia di Danish Hasnain, zio di Saman Abbas e tra i 5 imputati nel processo sull'omicidio della ragazza, scomparsa a 18 anni a inizio maggio 2021 e trovata cadavere lo scorso novembre nei pressi di un casolare a Novellara, poco distante dal luogo in cui viveva con la famiglia.
È stato proprio lo zio Danish a indicare il luogo in cui la ragazza era stata sepolta dopo l'omicidio. "Quando ho capito che potevo fidarmi della pm è iniziata la collaborazione. Volevo iniziare già da subito, ma volevo che mia moglie fosse al sicuro. Ho indicato il luogo dov'era Saman perché vorrei che ora trovasse il suo posto, dov'è ora, assieme ai miei genitori. Spero che tutto finisca e ci sia giustizia, chi deve pagare paghi. Che non rimanga solo una storia quella di Saman, ma abbia una fine", ha detto rendendo dichiarazioni spontanee.
Danish ha parlato anche del fidanzato di Saman, Saqib: "Lei lo amava, lui l'ha solo usata per sposarsi e avere i documenti. Altrimenti non l'avrebbe rimandata in quella casa in cui non era al sicuro". E in fine, sul fratello della giovane: "Io non ho rancore verso di lui, è come un figlio per me. E non voglio che la sua vita venga sottoposta alle telecamere, come la nostra. Potrebbe perdere la sua libertà".
Proprio il fratello minore di Saman deporrà al processo con un'audizione protetta. "Non è influenzabile e il suo racconto è credibile", ha riferito in aula la psicologa Rita Rossi, chiamata come consulente dall'avvocato Valeria Miari, legale del ragazzo da poco diventato maggiorenne e che è parte civile nel processo. "Il giovane ha limiti cognitivi, è immaturo e ha una grossa sofferenza post traumautica per la perdita della sorella. Aveva un legame profondissimo con Saman. L'ha idealizzata. Nel raccontare della sera della scomparsa piange, trema, sta molto male", ha spiegato.
Si ricordi che nel processo per la morte di Saman sono imputati il padre Shabbar, attualmente detenuto in Pakistan e in attesa di estradizione, insieme allo zio Danish Hasnain e i cugini della 18enne, Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, oltre alla mamma Nazia, unica al momento ancora latitante.