Saman Abbas, lo zio arrestato in Francia: “Il corpo non è stato ritrovato perché non c’è stato omicidio”
"Il corpo non è stato ritrovato perché non c'è stato omicidio", le parole sono quelle pronunciate da Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara lo scorso 30 aprile. L'uomo, arrestato a Parigi perché sospettato di essere l'autore del presunto omicidio della nipote, si è presentato questa mattina in aula nella capitale francese per l'udienza sulla sua estradizione dalla Francia in Italia.
Come riportato da "Chi l'ha visto?", l'uomo avrebbe ascoltato l'arringa della Difesa all'interno di un box, rimanendo chino, con la testa bassa, prima di essere interpellato dal giudice al quale avrebbe poi spiegato che non c'è stato nessun omicidio. "Sono andato due volte in commissariato ma non hanno voluto ascoltarmi", ha continuato Danish che si è rivolto al giudice spiegando attraverso un'interprete di essersi recato dalla polizia dopo la scomparsa della nipote.
Le sue dichiarazioni però, secondo quanto si apprende, sarebbero state giudicate incoerenti dalla Corte francese con l'oggetto della seduta. Per questo è stato deciso un nuovo rinvio, questa volta al 24 novembre prossimo alle ore 14 quando i giudici dovrebbero decidere sull'estradizione dell'uomo in Italia dove è indagato per omicidio premeditato aggravato, in concorso con altri membri della famiglia di Saman. Tra loro anche i genitori della 18enne il cui corpo non è mai stato trovato e che gli inquirenti hanno cercato tra le campagna di Novellara, dove hanno ipotizzato possa essere stato sepolto proprio da Hasnain che dallo scorso 22 settembre si trova nel carcere di Fresnes, a sud di Parigi, in attesa di essere estradato in Italia.
Gli altri quattro indagati per l'omicidio di Saman sono due cugini e i genitori della ragazza (il padre Shabbar e la madre Nazia Shaheen), latitanti presumibilmente in Pakistan dove si sono rifugiati il primo maggio. Tutti avrebbero partecipato secondo la Procura di Reggio Emilia in maniera diretta e indiretta all'omicidio della 18enne avvenuto la sera del 30 aprile e organizzato dallo zio dopo il rifiuto della ragazza a un matrimonio combinato in Pakistan.