Saman Abbas, le forze dell’ordine: “Sepolta tra le serre. Aspettiamo nuove evidenze investigative”
"Siamo sicuri che il corpo di Saman sia seppellito lì, tra quelle serre. Abbiamo dovuto interrompere le ricerche dopo 67 giorni, ma aspettiamo solo un fatto che porti a nuove evidenze investigative. Poi ripartiremo" spiega un carabiniere impegnato nelle indagini sulla ricerca della 18enne scomparsa a Novellara dopo aver rifiutato un matrimonio combinato. Si aspetta la svolta nell'inchiesta giudiziaria che vede la collaborazione con l'Interpol in tutta Europa. In particolare si cercano i familiari della ragazza che sono sfuggiti all'arresto. In Francia o in Spagna, secondo gli inquirenti, potrebbero essere nascosti due dei ricercati per l'omicidio della giovane. Danish Hasnain, zio di Saman ritenuto esecutore materiale del delitto, e il cugino Nomanulhaq Nomanulhaq, complice nell'occultamento del cadavere, sono ancora a piede libero. Fermato invece mentre cercava di fuggire in Spagna Ikram Ijaz, altro cugino della 18enne di Novellara. Interrogato, non ha fornito elementi utili al ritrovamento del cadavere.
A confermare invece l'ipotesi dell'omicidio fu il fratello 16enne della ragazza, attualmente ospite di una struttura protetta per minori. Da qui ha cercato di scappare più volte nel tentativo di raggiungere la famiglia in Pakistan. Agli inquirenti disse che proprio lo zio Danish aveva paventato l'omicidio come "unica soluzione" agli atti di ribellione di Saman. Nonostante gli elementi acquisiti tramite interrogatorio, le forze dell'ordine non sono mai riuscite a trovare un corpo. "Se avessimo continuato le ricerche non avremmo fatto altro che setacciare sempre gli stessi luoghi già controllati. Un dispendio di risorse senza risultati" spiegano le forze dell'ordine. Secondo gli inquirenti, è improbabile che la ragazza sia stata portata in Pakistan.
L'incidente probatorio
Chiamato per l'incidente probatorio, invece, il fidanzato di Saman, Saqib Ayub. Riferirà delle minacce che il padre della 18enne aveva indirizzato alla sua famiglia nel mese di febbraio, presentandosi in un villaggio del Punjab con sei auto e un kalashnikov. La 18enne aveva riferito quanto accaduto allo staff della struttura protetta del Bolognese nella quale viveva dopo essersi opposta al matrimonio combinato con un cugino. Al Corriere della Sera, il presidente della cooperativa ha rivelato che proprio considerando possibili pericoli per l'incolumità della ragazza, si era pensato di trasferirla in un'altra Regione italiana, in un centro ancora più protetto. La decisione era ormai stata presa, tanto che la 18enne aveva già avuto un primo colloquio nella nuova struttura. Convincerla a trasferirsi però non era stato semplice: Saman voleva raggiungere il fidanzato Saquib per iniziare una vita insieme. Per questo motivo l'11 aprile aveva lasciato il centro protetto.
Aveva deciso di tornare a casa dei genitori per ottenere i suoi documenti. In particolare desiderava il passaporto per poter partire insieme al fidanzato. Le forze dell'ordine, informate proprio dalla famiglia Abbas del ritorno a casa di Saman, le avevano proposto una sistemazione in una nuova struttura protetta. Lei aveva detto che si sarebbe trasferita solo se gli agenti avessero preso i documenti che suo padre le aveva sequestrato. Nel frattempo però, la struttura nel Bolognese nella quale aveva vissuto era diventata poco sicura per i continui allontanamenti. Della nuova sede si sarebbe parlato il 3 maggio, ma Saman nel frattempo è scomparsa.