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Omicidio Saman Abbas

Saman Abbas, il padre in un’intercettazione: “Ho ucciso mia figlia”

Il padre di Saman Abbas avrebbe confessato l’omicidio della 18enne in una telefonata con un parente. “Ho ucciso mia figlia”, le parole pronunciate dall’uomo un mese dopo la scomparsa della figlia. Dalle indagini emerge anche come a far infuriare la famiglia della giovane pakistana sarebbe stata la foto di un bacio col fidanzato.
A cura di Chiara Ammendola
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“Ho ucciso mia figlia”, sono queste le parole pronunciate dal padre di Saman Abbas un mese dopo la scomparsa della 18enne. Durante una telefonata a un parente Shabbar, che è ancora latitante in Pakistan insieme alla moglie, avrebbe quindi confessato l'omicidio della figlia di cui non si hanno più notizie dal 30 aprile 2021.

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Si tratta di un elemento fondamentale che potrebbe dare una svolta decisiva al processo sull'omicidio di Saman Abbas che, secondo la Procura, è stata uccisa dai famigliari per aver rifiutato un matrimonio combinato con un cugino. Secondo quanto si apprende, il padre della 18enne, fuggito in Pakistan il giorno dopo la scomparsa di Saman, avrebbe confessato l'omicidio al telefono durante una conversazione avvenuta con un parente che era in Italia, un mese dopo il loro arrivo arrivo nel paese di origine.

I genitori di Saman all'aeroporto di Malpensa il giorno dopo la scomparsa
I genitori di Saman all'aeroporto di Malpensa il giorno dopo la scomparsa

Secondo le indagini inoltre a far scattare la rabbia dei famigliari di Saman nei suoi confronti sarebbe stato un bacio tra la 18enne il suo fidanzato scambiato per le vie di Bologna. Il momento di intimità sarebbe stato immortalato in uno scatto poi postato sui social tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021, periodo in cui la ragazza viveva in una comunità protetta. Un cugino, sentito dai carabinieri di Reggio Emilia, ha riferito di aver ricevuto l'immagine e che il padre Shabbar, la madre Nazia e il fratello della diciottenne "si lamentavano in continuazione di tale situazione".

La conversazione così come gli elementi appresi durante le indagini sono agli atti del processo che inizierà a febbraio. Rinviati a giudizio per omicidio e occultamento di cadavere sono cinque famigliari di Saman: lo zio Danish Hasnain, 34 anni, che avrebbe materialmente compiuto l'efferato delitto, i due cugini, Ikram Ijaz, 28 anni, e Nomanhulaq Nomanhulaq, 35 anni, e i genitori della 18enne Shabbar Abbas, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni. I primi tre sono stati arrestati nei mesi scorsi tra Francia e Spagna ed estradati in Italia.

Danish Hasnain, lo zio di Saman all'arrivo in Italia
Danish Hasnain, lo zio di Saman all'arrivo in Italia

Secondo quanto ricostruito dalla procura di Reggio Emilia, grazie anche al racconto del fratello minore di Saman presente la sera del 30 aprile nella casa di Novellara dove i genitori sono tornati tra le lacrime senza la figlia, la famiglia avrebbe organizzato l'omicidio della 18enne che rifiutando il matrimonio con un cugino in Pakistan avrebbe di fatto disonorato il nome della famiglia. Quella sera i genitori l'avrebbero consegnata allo zio che dopo averla uccisa con la complicità dei due cugini ne ha occultato il cadavere. Il corpo di Saman Abbas non è mai stato ritrovato.

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