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Omicidio Saman Abbas

La testimonianza del fratello di Saman Abbas al processo: “Ho visto zio che la prendeva per il collo”

Oggi la seconda udienza del processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas. In aula proiettato il video delle ultime ore della ragazza. Ci sono tutti gli imputati e il fratello della 18enne uccisa a Novellara: “Voglio vedere i miei genitori, ma solo dopo aver testimoniato”, ha detto tramite il suo avvocato. Poi la drammatica testimonianza.
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“Voglio vedere i miei genitori, ma solo dopo aver testimoniato”. Lo ha fatto sapere tramite il suo avvocato, Angelo Russo, il fratello di Saman Abbas, Alì Heider, che oggi era chiamato a testimoniare proprio contro i suoi familiari, accusati dell’omicidio della 18enne pachistana, uccisa il primo maggio 2021 a Novellara.

Al banco degli imputati nel processo d’appello a Bologna ci sono il padre di Saman, Shabbar Abbas, e la madre Nazia Shaeheen, entrambi condannati all’ergastolo in primo grado. Ma c’è anche lo zio Danish Hasnain, già condannato a 14 anni e i cugini assolti in primo grado, che ora proprio grazie alla testimonianza di Heider rischiano la condanna.

Il giovane, minorenne all’epoca dei fatti e oggi 21enne, ha chiesto di poter deporre protetto da un paravento in modo da evitare ogni contatto visivo coi familiari fino alla fine dell’udienza e di poter interagire con loro solo dopo. La Corte ha accolto la sua richiesta. La sua è una testimonianza molto faticosa, lenta e piena di "non ricordo". A un certo punto l'udienza è stata sospesa perché il ragazzo si è interrotto sulle domande riguardanti la sera in cui Saman è morta.

La testimonianza del fratello di Saman Abbas sulla notte dell'omicidio

Ho visto mio zio che prendeva mia sorella per il collo. L’ha presa da dietro poi l’ha portata dietro le serre. E c’erano anche i miei due cugini, Noman e Ikram”. Il giovane specifica di averli visti solo in volto, perché erano parzialmente nascosti dietro le serre. Alla domanda del giudice se fosse in grado di riconoscerli e indicarli tra gli imputati, Alì Heider risponde: “Non li voglio vedere ora, non me la sento”.

E poi tra mille silenzi, tentennamenti e “non ricordo”: “Quella notte mio padre mi ha detto di stare davanti alla porta e di non uscire perché c’erano le telecamere”. Il giudice, che spesso ha affiancato la procuratrice generale nella formulazione delle domande al testimone, ha chiesto come mai Heider non abbia chiesto ai genitori che cosa fosse successo alla sorella: “Ho sempre avuto paura”, ha risposto il ragazzo.

Ha anche spiegato di aver passato la notte con lo zio, che lo avrebbe abbracciato mentre lui piangeva. Lo zaino di Saman, che lei aveva quando uscì di casa quella sera, Heider dice di averlo rivisto dopo l’omicidio: “L’ha riportato mio papà. Lo ha messo al secondo piano di casa nell’armadio”.

“È una testimonianza faticosa – commenta dopo l’udienza il legale di Heider Angelo Russo – sta cercando di ricostruire i fatti per capire cosa è successo quella sera. È il processo per omicidio della sorella, ha i genitori condannati in primo grado, io proprio non lo so come si sente, ma di sicuro non è sereno, prima di venire qui era in tensione”. E sui cugini: “La corte ha tanto materiale probatorio a disposizione, ci sono anche queste dichiarazioni, poi valuteranno loro. Non ha paura di loro, se non li ha voluti riconoscere è stato per ragioni di opportunità. Sta accusando dei parenti e non si sente sereno nel parlare mentre loro lo possono vedere”. E ancora: “Quando avrà finito di testimoniare vorrà assistere, sedendo vicino a me e vorrà vedere i suoi genitori, che non vede da quattro anni. Non li ha mai più rivisti da quando sono partiti per il Pakistan, ora è completamente solo e vive in un motel”.

Il video proiettato in aula

All’inizio dell’udienza è stato proiettato un video di 40 minuti che mostra le immagini in sequenza dei momenti dal 29 aprile al primo maggio 2021 che hanno preceduto la morte di Saman Abbas. Immagini prodotte dalle telecamere di sorveglianza dell’azienda agricola in cui lavoravano i familiari della giovane. Il filmato è stato realizzato dagli inquirenti con l’obiettivo di rendere più chiara la dinamica del delitto, dimostrare la premeditazione e il coinvolgimento dei cugini e mostra le figure dei genitori e dello zio fare avanti indietro dall’azienda agricola in cui lavoravano alle serre circostanti. Lo zio ha una pala in mano.

Viene anche mostrato il momento in cui, il 30 aprile, il padre di Saman telefona a più riprese a suo fratello Danish, e quello in cui Saman raggiunge la madre, Nazia in uno stradello. La donna oggi è comparsa in aula a volto scoperto avvolta in un velo e una tunica rosa pallido. Dopo la pausa in cui la Corte si è ritirata per decidere sull’acquisizione del video, è attesa la deposizione di Alì Heider.

Fu proprio la sua testimonianza ad essere decisiva per incastrare i familiari di Saman, ma le sue dichiarazioni vennero escluse perché il ragazzo era indagato in un procedimento parallelo. In seguito la procura dei minori di Reggio Emilia ha archiviato l’indagine per sequestro di persona, escludendo anche che il ragazzo fosse indagabile per concorso in omicidio. Dopo la pausa il giudice ha stabilito che l’utilizzabilità del filmato è limitata alle immagini già utilizzate nel processo in primo grado. Sono escluse le grafiche e le immagini non a disposizione del primo giudice.

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