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Omicidio Saman Abbas

Saman Abbas, il 27 febbraio il processo d’appello: la difesa del padre chiede perizia su video dello zaino

Il 27 febbraio ci sarà il processo d’appello sul caso di Saman Abbas, la 18enne uccisa a Novellara il 30 aprile 2021. La difesa del padre della ragazza, Shabbar Abbas, condannato all’ergastolo, ha chiesto una perizia per comparare la ripresa delle telecamere di sorveglianza dello zaino di Saman con l’oggetto che l’uomo aveva in mano dopo l’ultimo avvistamento della ragazza.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Saman Abbas e il padre Shabbar
Saman Abbas e il padre Shabbar
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Si torna a parlare del caso Saman Abbas, uscita di casa a Novellara alla mezzanotte del 30 aprile 2021 e poi uccisa poco lontano dalla sua abitazione perché voleva andare via con il fidanzato che aveva scelto. La giovane, secondo quanto appurato dalle indagini, era uscita di casa portando uno zainetto sulle spalle e quando il padre Shabbar rientrò, circa sei minuti dopo, aveva in mano un oggetto: secondo la sentenza che lo ha condannato all'ergastolo per il delitto, si trattava dello zaino della figlia 18enne e rappresentava un indizio a suo carico.

Per la difesa però non vi è certezza e anzi, secondo una consulenza tecnica di parte sulle immagini dei due frangenti affidata a un informatico forense non ci sarebbe compatibilità fra l'oggetto tra le mani di Shabbar e lo zaino sulle spalle della 18enne. Per questo, tra le richieste che il difensore di Shabbar Abbas, l'avvocato Sheila Foti, ha avanzato davanti alla Corte di assise di appello in vista del processo che inizierà giovedì 27 febbraio a Bologna c'è quella di disporre una perizia per comparare l'immagine dello zaino di Saman con l'oggetto in mano al padre.

Davanti ai giudici, oltre a Shabbar, compariranno la madre di Saman, Nazia Shaheen, condannata all'ergastolo e per la prima volta in aula dopo l'estradizione in Italia di agosto, lo zio Danish Hasnain, condannato a 14 anni e i due cugini della 18enne, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, assolti in primo grado e per cui la Procura ha impugnato. 

La pm di Reggio Emilia e la pg Silvia Marzocchi hanno chiesto una rinnovazione per poter risentire alcune persone tra le quali il fratello di Saman, il datore di lavoro del padre, il perito archeologo forense Dominic Salsarola e il maggiore dei carabinieri Antonio Pallante. La Procura ha fatto anche appello sul riconoscimento della premeditazione e chiede di acquisire un video realizzato mettendo in sequenza le varie registrazioni del 29 e 30 aprile con le inquadrature delle diverse telecamere.

La procura ha chiesto di far entrare nel processo anche le condizioni meteo del 29 aprile documentate da Arpae in modo da dimostrare che quel giorno non vi furono fenomeni di maltempo tali da richiedere lavori eccezionali. Questo smentirebbe di fatto la difesa dei cugini, ripresi con lo zio il 29 aprile del 2021 con gli attrezzi in mano. Per l'accusa, in quel momento stavano andando a scavare la fossa per la 18enne, ma la Corte di assise non ha accolto questa impostazione.

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