Saman Abbas, Corte di Assise dice che “è altamente probabile che il corpo trovato sia il suo”
La Corte di assise di Reggio Emilia ha fissato per la giornata di domani, mercoledì 23 novembre, alle ore 12, il conferimento della perizia tecnica per estrarre e dare un'identità ai resti umani trovati a Novellara e che si ritiene appartengano a Saman Abbas, la giovane pakistana di 18 anni scomparsa la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 e verosimilmente uccisa dai suoi familiari.
I periti dovranno anche accertare le cause della morte della giovane, uccisa secondo chi indaga perché aveva detto no a un matrimonio combinato deciso dai suoi genitori.
"Il luogo del rinvenimento e l'accurato sotterramento portano a ritenere altamente probabile che si possa trattare del corpo della giovane donna", è quanto scrive oggi la presidente della Corte, Cristina Beretti, accogliendo la richiesta di incidente probatorio urgente della Procura di Reggio Emilia.
Per rimuovere dalla buca scavata nella terra il corpo trovato a Novellara e verificare che si tratti effettivamente di Saman bisognerà procedere con una perizia tecnica, avvisando tutte le parti coinvolte nel processo.
Il cadavere è stato rinvenuto in un casolare diroccato a Novellara, poco lontano da dove vivevano i genitori della giovane uccisa. A portare i carabinieri nel punto dove la giovane è stata sepolta sarebbe stato – secondo indiscrezioni – uno degli indagati, lo zio Danish Hasnain, attualmente in carcere a Reggio Emilia dove si trovano anche i cugini di Saman, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz.
La procura sta cercando di accelerare al massimo i tempi per procedere con le analisi e recuperare i resti. La zona dove si trova il cadavere è stata coperta anche nel tentativo di evitare le infiltrazioni di acqua piovana.
Intanto la procura reggiana attende anche notizie dal Pakistan dove giovedì si terrà l'udienza relativa al padre della ragazza, Shabbar, finito in manette la scorsa settimana dopo una lunga latitanza. Si discuterà anche della richiesta di estradizione firmata dall'allora ministra della Giustizia Marta Cartabia, per lui e per la moglie Nazia Shaheen, unica rimasta ancora latitante. Da quello che emergerà i magistrati italiani si muoveranno di conseguenza.