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Salvo Riina a Porta a Porta: “Amo mio padre e non lo giudico”

La discussa intervista al figlio di Toto Riina da parte di Bruno Vespa: “La mafia cos’è? Non me lo sono mai chiesto, non so cosa sia. Oggi la mafia può essere tutto e nulla. Falcone e Borsellino? Ho rispetto per i morti”
A cura di Antonio Palma
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"Io amo mio padre e la mia famiglia, al di fuori di ciò che gli viene contestato, giudico ciò che mi hanno trasmesso: il bene e il rispetto, se oggi sono quello che sono, lo devo ai miei genitori. Perché devo dire che mio padre ha sbagliato? Per questo c'è lo Stato, non tocca a me. Il quarto comandamento dice: onora e rispetta sempre i tuoi genitori, e io così faccio". A parlare è Salvo Riina, figlio del capo dei capi di Cosa nostra  Totò, intervistato da Bruno Vespa a Porta a Porta in occasione dell'uscita del suo libro. "Molti penseranno che è un libro reticente" ma "i rimproveri non toccano a me, un figlio può giudicare suo padre, ma se lo deve tenere per sé, non può andare in giro a dirlo in pubblico" ha aggiunto Riina, ricordando: "Ho avuto un'infanzia molto serena, per noi era un divertimento non andare a scuola, era come un gioco, e non ce lo siamo mai chiesto il perché, abbiamo sempre vissuto questa vita, diversa dagli altri, fino quando non hanno arrestato mio padre".

Proprio sull'arresto del padre che i tg di allora giudicarono "una vittoria dello Stato", Salvo Riina ha commentato: "È una frase che non condivido, perché è mio padre, mi hanno portato via mio padre, non potrei condividerlo". "Per me lo Stato è l'entità in cui vivo, che rispetto" anche se "a volte non condivido determinate leggi e sentenze" ha aggiunto il figlio del boss mafioso. E una regola che non condivide è quella sui pentiti:  "Solo in Italia succede ciò. In tanti altri Paesi democratici non succede che un pentito che dice di aver commesso centinaia di omicidi non fa neanche un giorno di carcere. Poi accusano le persone, le mandano in carcere poi tornano a fare quello che facevano prima. Si poteva scegliere di fa scontare un minimo delle cose che avevano fatto".

"La mafia cos'è? Non me lo sono mai chiesto, non so cosa sia. Oggi la mafia può essere tutto e nulla. Omicidi e traffico di droga non sono soltanto della mafia" ha poi dichiarato il figlio del super boss, anche lui condannato per mafia come il padre. Su Falcone e Borsellino e sulle stragi mafiose degli anni novanta invece non vuole parlare. "Cosa penso di Falcone e Borsellino? Ho rispetto per i morti, ho rispetto per tutti". Così ricorda così il giorno del strage di Capaci e l'uccisione di  Giovanni Falcone. "Ricordo il fatto, avevo 15 anni, eravamo a Palermo e sentivamo tante ambulanze e sirene, abbiamo cominciato a chiederci il perché è il titolare del bar ci disse che avevano ammazzato Falcone, eravamo tutti ammutoliti. La sera tornai a casa, c'era mio padre davanti alla tv e non mi venne mai il sospetto che lui potesse essere dietro quell'attentato".

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