Salento, bimba in ospedale con il padre per dolori al ventre: “È caduta”. Ma i medici scoprono infibulazione
Una bimba di 8 anni era arrivata nei giorni scorsi all'ospedale Fazzi di Lecce in compagnia del padre. L'uomo, residente nel Salento ma originario del Mali, aveva portato la figlia in ospedale con forti dolori al basso ventre. Davanti ai medici, l'uomo aveva sostenuto che la bambina fosse caduta mentre giocava e che da allora accusasse i forti dolori che l'avevano costretta a rivolgersi all'ospedale. Purtroppo però i medici hanno scoperto una verità molto più grave e agghiacciante: la piccola era infatti stata sottoposta a un'infibulazione, una pratica tribale finalizzata a impedire alle donne di avere rapporti sessuali fino al matrimonio.
La piccola era stata sottoposta alla pratica anche se ha solo 8 anni e la violenza del rito le aveva provocato i forti dolori. I medici hanno scoperto l'accaduto dopo aver sottoposto la minore ad esami più accurati in seguito al ricovero: il padre aveva detto loro che la bimba era caduta mentre giocava in casa con il fratellino, ma da accertamenti hanno invece scoperto la menomazione degli organi genitali vietata in Italia. La pena, in caso di condanna per pratiche simili, va dai 4 ai 12 anni di reclusione.
Quanto accaduto alla bimba di 8 anni è stato debitamente segnalato alle autorità per la tutela dei minori dall'ospedale di Lecce e ora la Procura per i minorenni ha aperto un'inchiesta. A livello internazionale, l'infibulazione è riconosciuta come una pratica che viola i diritti umani e nonostante questo, si stima che circa 68 milioni di ragazze nel mondo potrebbero essere vittime di questo rito entro il 2030. La mutilazione genitale femminile è diffusa in circa 30 nazioni dell'Africa e del Medio Oriente ma viene praticata anche in alcune aree dell'Asia e dell'America Latina. In Italia e nell'Unione Europea è illegale e alcuni Paesi membri puniscono chi la pratica anche all'estero. Secondo le stime, però, circa 600.000 donne che vivono in Europa ne siano vittime, altre 180.000 sono a rischio in 13 Paesi europei.