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Sale sulla torre per chiedere Green Pass per il figlio autistico. “Protesta per le mamme arrese ai no”

Simona Vasile è la mamma che a Gavorrano era salita sulla torre di una miniera per protesta. La donna era infatti in attesa da 12 giorni di ricevere il Green Pass per il figlio autistico guarito dal Covid. Dopo la protesta, è stata denunciata per procurato allarme. “Ho agito per tutte quelle mamme che si arrendono davanti ai no”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Simona Vasile, da intervista a Mattino Cinque
Simona Vasile, da intervista a Mattino Cinque

Il 25 gennaio scorso era salita sulla torre di una miniera di Gavorrano per protesta. Simona Vasile aveva spiegato i motivi della sua protesta in una diretta Facebook condivisa da centinaia di utenti. Da 12 giorni infatti la donna era in attesa di ricevere il Green Pass per il figlio 20enne affetto da autismo e guarito dal Covid-19. Un disguido tecnico che era costato al ragazzo giorni di libertà e terapie comportamentali. Con il gesto plateale, la donna aveva richiesto la Certificazione Verde che le è poi stata concessa 4 ore dopo l'inizio della sua protesta. La donna, così come racconta a Fanpage.it, è stata denunciata per procurato allarme. Un atto dovuto, spiega ai nostri microfoni.

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"La storia di mio figlio è iniziata quando ha contratto il Covid-19 – spiega Vasile -. Ha aspettato il suo tampone negativo in isolamento e quando finalmente è guarito, abbiamo seguito la procedura sul portale della Regione per l'ottenimento del Green Pass. Tutto sembrava essere andato per il verso giusto, ma il giorno in cui abbiamo fatto richiesta è scaduta anche la tessera sanitaria di mio figlio. Avevo ricevuto un'email che attestava che l'inoltro della richiesta per la certificazione era avvenuto con successo. Poco tempo dopo, è arrivata un'altra email con un codice non funzionate. Dopo il terzo tentativo, nulla è cambiato".

Così, spiega la donna, inizia il suo calvario durato quasi 15 giorni. "Ho comunicato quanto stava accadendo, ma nessuno ha saputo dirmi come risolvere. Ho iniziato quindi il mio giro di telefonate a impiegati dell'Asl. Non ho ottenuto nulla e ho provato persino a recarmi in farmacia e dal medico, ma nessuno riusciva a rilasciarci il Green Pass. Ho chiamato persino il sindaco di Gavorrano, ma neanche lui ha potuto risolvere la questione. Da qui il mio gesto disperato che però ha portato a un esito positivo in poche ore".

Vasile è anche presidentessa dell'Associazione Autismo di Grosseto. In questo modo, racconta, è riuscita a creare una rete di contatti che ha cercato di usare al meglio per l'ottenimento della certificazione. "Sono tante le persone che hanno avuto lo stesso problema – spiega -. Genitori di ragazzi autistici che non hanno potuto continuare le terapie comportamentali previste per i figli. Per un ragazzo autistico, non avere il Green Pass rappresenta un doppio problema perché sconvolge la sua quotidianità e i percorsi clinici necessari.

So di una famiglia che nella mia Associazione aveva avuto lo stesso problema mesi prima che capitasse a me: i genitori del ragazzo avevano dovuto aspettare circa un mese per ottenere il Green Pass. La madre aveva chiesto a chiunque come risolvere la situazione, ma alla fine ha dovuto arrendersi e aspettare tempi biblici che un giovane con un'indipendenza molto inferiore a quella di mio figlio non può permettersi. Io spero che la mia iniziativa sia servita a evidenziare un problema che c'è su tutto il territorio nazionale".

Vasile spiega che suo figlio vive da solo e che riesce a condurre una vita indipendente e regolare. "Cercare comunque di tenere a bada il suo umore per me è stato difficile. Cercavo di sdrammatizzare, ma dentro provavo una rabbia incredibile che ancora non è scemata del tutto. Su tutto il territorio toscano le famiglie che hanno avuto gli stessi disagi sono tante e questo è inaccettabile. Persone che devono seguire terapie costanti non possono farlo perché private del Green Pass. Parliamo inoltre di ragazzi vaccinati".

Con la sua protesta, la mamma di Gavorrano ha voluto fornire un esempio a tutti i genitori iscritti all'associazione che presiede. "In tanti non sanno come farsi valere ed è anche giusto che sia così, non tutti possono o vogliono salire su una torre a decine di metri d'altezza. Però è importante invece che qualcuno parli anche per loro. In tanti si arrendono davanti ai no e non è giusto, perché in questo modo diventiamo cittadini di serie B. Sono problematiche che per tanti altri rappresentano inconvenienti momentanei ma nel nostro caso vengono raddoppiate".

La donna ora dovrà rispondere in Tribunale della sua protesta. "Probabilmente dovrò rivolgermi a un legale. Spenderò dei soldi per ribadire un concetto, ossia che io sono la parte lesa di questa storia e che ho dovuto fare un gesto estremo per far valere un diritto. Non sono sicura di voler concludere così la cosa. Non è giusto che io debba difendermi dopo una cosa del genere".

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