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Ruby: “Berlusconi sapeva che ero minorenne”

Repubblica ricostruisce gli interrogatori della giovane marocchina e svela le dichiarazioni decisive per la richiesta di giudizio immediato: “Berlusconi sapeva da marzo che ero minorenne e senza documenti”
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La richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi, avallata dal gip Cristina Di Censo, ha provocato polemiche e certamente influirà in modo decisivo sul prosieguo della legislatura. A svelarci le motivazioni alla base della decisione del giudice milanese sono Piero Colaprico e Giuseppe D'Avanzo che, su Repubblica, mettono nero su bianco una dettagliata ricostruzione della vicenda, facendo luce su alcune decisive dichiarazioni rese dalla giovane marocchina durante i suoi interrogatori.

In particolare, l'attenzione degli inquirenti si sarebbe concentrata su cinque verbali di interrogatorio datati 3 agosto, dai quali emergono alcune dichiarazioni che si rivelano decisive per il rinvio a giudizio di Berlusconi. In effetti, nel tanto citato giorno di San Valentino 2010, la ragazza si era presentata al Presidente come 24enne ed i due si erano appartati in un ufficio: "Mi disse che la mia vita sarebbe cambiata e, anche se non ha mai parlato esplicitamente di rapporti sessuali, non è stato difficile per me capire che mi proponeva di fare sesso con lui". Da lì in poi la frequentazione della casa di Arcore diviene assidua e continua (ben 15 notti in poco più di 2 mesi, con circa 70 contatti telefonici con il Presidente del Consiglio).

Ma è nei primi giorni di marzo che avviene "il fatto" forse determinante per la decisione del gip. Infatti, come racconta la ragazza sempre nel verbale del 3 agosto, quando "alcune ragazze mi dissero di avere avuto a Milano 2 un appartamento con cinque anni di affitto pagati […] Quando (Berlusconi, ndr) mi propone di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire. Gli dissi la verità: ero minorenne ed ero senza documenti". A quel punto sembra sia proprio il Cavaliere a non scomporsi ed a proporre una soluzione, con un suggerimento che smentirebbe la tesi sostenuta dai suoi legali Longo e Ghedini: "Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione".

A tali dichiarazioni vanno poi ad aggiungersi i riscontri indiziari, tabulati telefonici, altre testimonianze ed intercettazioni, per un quadro complessivo che ricostruisce il "rapporto" fra la giovane marocchina ed il Presidente del Consiglio. Riscontri decisivi per la decisione del Gip, che tra l'altro ribadisce la competenza funzionale del Tribunale di Milano per quanto concerne il reato di concussione dal momento che il "capo del governo non è funzionalmente sovra-ordinato al capo di gabinetto di una questura, come lo sarebbe il ministro dell'Interno".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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