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Ruba uno yacht, poi si giustifica: “Cercavo me stesso in mare…”

“Volevo ritrovare me stesso, cosa c’è di meglio che il mare aperto?”: in questi termini Domenico Semeraro, pregiudicato pugliese, si è difeso dinanzi al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Ha rubato una barca a vela di 28 metri a Imperia.
A cura di Susanna Picone
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Mercoledì scorso ha rubato una barca a vela di 28 metri nel porticciolo turistico di Imperia e, durante l’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Ferdinando Baldini, ha detto di averlo fatto perché aveva bisogno di ritrovare se stesso. “Volevo ritrovare me stesso, cosa c’è di meglio che il mare aperto?”: in questi termini, secondo quanto si apprende, avrebbe tentato di difendersi il pregiudicato pugliese Domenico Semeraro. L’accusato avrebbe detto che il suo era stato un furto per motivi “spirituali”, che era partito dalla Puglia e che poi però aveva sentito la malinconia del mare. Desiderava partire per ritrovare se stesso. “Ero partito dalla Puglia da circa dieci giorni – avrebbe spiegato -, sono giunto in Liguria facendo l’autostop e viaggiando sui treni di notte. Arrivato ad Imperia, sono andato a fare un giro al porto. Lì ho visto questo yatch aperto e con la passerella abbassata. Così ci sono salito e ci ho vissuto per due giorni”.

Il gip ha disposto la convalida dell’arresto – Semeraro ha spiegato al gip di aver tolto gli ormeggi per partire: “Mi sono fermato per un po’ al largo di Finale Ligure, quindi ho ripreso il mare fino a quando mi ha fermato la Capitaneria di porto di Genova”. Quando è stato fermato l’uomo non ha opposto resistenza e ha consegnato la barca rubata. Con sé non aveva né soldi, né documenti, né cellulare e ha parlato solo quando gli è stato assegnato un avvocato d’ufficio. L’interrogatorio di garanzia si è tenuto nel carcere di Marassi: il gip ha disposto la convalida dell’arresto e ha convertito la contestazione iniziale della procura di ricettazione in furto pluriaggravato.

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