Morti sospette nella Rsa di Offida: “Mio zio ucciso da una dose letale di insulina”
Tra le presunte vittime di Leopoldo Wick, l'infermiere di 57 anni della Rsa di Offida (Ascoli Piceno) accusato di aver commesso otto omicidi volontari premeditati in relazione alla morte di altrettanti anziani ospiti della struttura, c'è anche Vincenzo Gabrielli, 93 anni, deceduto alla fine di febbraio del 2019. Il suo caso è uno di quelli che ha maggiormente insospettito gli inquirenti, tant'è vero che poche ore prima della celebrazione dei funerali intervennero i carabinieri per sequestrare la salma in vista dell'autopsia, che ha accertato che a causarne la morte è stata un'iniezione di insulina in quantità eccessiva. Di quel farmaco, tra l'altro, il 93enne non aveva nessun bisogno visto che non soffriva di diabete e non gli era stato mai prescritto dal medico. Interrogato dal gip Annalisa Giusti, oggi Leopoldo Wick si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il caso di Vincenzo Gabrielli, morto per un'iniezione letale di insulina
Ma chi è Vincenzo Gabrielli? Ex operaio di una fornace e poi di una ditta edile di Offida, dopo la pensione trascorre le giornate nella sua casa di Borgo Miriam, frazione della cittadina marchigiana. Le sue condizioni di salute sono buone, ma come talvolta accade agli anziani si frattura improvvisamente il femore a causa dell'osteoporosi ed ha bisogno di sottoporsi a una lunga riabilitazione. "Il nostro medico ci consigliò di portarlo nella Rsa di Offida, struttura ritenuta un'eccellenza nel territorio, affinché venisse seguito costantemente da un fisioterapista e dai sanitari", racconta suo nipote Giuseppe Bastiani, che aggiunge: "Vincenzo si trovò così bene che ci chiese di poter rimanere lì; andava d'accordo con gli infermieri, gli oss e gli altri ospiti e quindi ci disse chiaramente di non voler tornare a casa".
Vincenzo è felice di come lo seguono i sanitari della Rsa. Ai parenti, che gli fanno spesso visita e che nella stessa struttura hanno anche un'altra zia, racconta che gli infermieri e gli oss sono premurosi e attenti e che quindi non ha nessuna intenzione di tornare a casa, dove ad attenderlo ci sarebbe una "badante" con la quale non è mai andato d'accordo. La situazione però precipita inaspettatamente il 24 febbraio del 2019: "Mio zio ebbe un malore. Lo raggiungemmo al pronto soccorso dell'ospedale di Ascoli e lì ci dissero che aveva avuto un repentino calo di zuccheri. Una dottoressa ci disse anche che qualcuno gli aveva somministrato una dose eccessiva di insulina, ma Vincenzo non aveva mai avuto bisogno di quel farmaco. Assumeva solo tachipirina per i dolori alle ossa e un tranquillante per dormire", spiega il nipote Giuseppe. Di fatto le condizioni di Vincenzo migliorano rapidamente, tanto che chiede di essere dimesso e riportato nella Rsa. Strada facendo, mentre si trova in ambulanza, ha però un'altra crisi, un nuovo repentino calo di zuccheri: arriva a Offida in condizioni gravissime e muore poche ore più tardi. "Fu Leopoldo Wick a telefonarmi per comunicarmi il decesso di mio zio". Poche ore prima della celebrazione del funerale di Vincenzo Gabrielli arrivarono i carabinieri per sequestrare la salma: l'autopsia confermò le indicazioni dei medici del pronto soccorso: al 93enne era stata somministrata una dose letale di insulina, farmaco di cui non aveva alcun bisogno.
La telefonata di una oss: "L'hanno ammazzata, l'hanno ammazzata"
A questo punto è necessario però fare un salto indietro di qualche mese. Oltre a Vincenzo Gabrielli, infatti, nella Rsa di Offida era ospite anche un'altra zia di Giuseppe Bastiani, la signora Enrichetta Cocci Grifoni. Nel settembre del 2018 l'anziana, il cui stato di salute era stato fino a quel momento buono, ha un ictus. Una settimana dopo la donna entra in coma e muore a causa di un blocco renale. Niente di anomalo per i parenti, almeno fino a qualche giorno dopo, quando Bastiani riceve una stranissima telefonata: "Mi chiamò una oss della Rsa, mi disse che dovevo pretendere la riesumazione del cadavere di mia zia e chiedere che venisse svolta un'autopsia sul suo corpo. ‘L'hanno ammazzata, l'hanno ammazzata', mi disse, senza specificare altro. Io mi infuriai, la pregai di non dire assurdità, le ricordai che mia zia era molto anziana, aveva avuto un ictus ed era senz'altro morta per cause naturali. Poi dissi alla oss di rivolgersi ai carabinieri, se aveva sospetti, perché la mia famiglia non l'avrebbe di certo fatto. Tanto più perché nella stessa Rsa avevamo anche un altro zio, Vincenzo. La nostra fiducia era assoluta e totale". Il caso di Enrichetta Cocci Grifoni non è tra quelli presi in esame dagli inquirenti.
Il nipote di Gabrielli: "Wick? Era l'infermiere più premuroso e attento"
Giuseppe Bastiani e la sua famiglia avevano quindi una fiducia cieca nel personale sanitario della Rsa di Offida. A stupirli positivamente, tra l'altro, era stato proprio Leopoldo Wick, l'infermiere di 57 anni arrestato con le accuse di otto omicidi volontari premeditati e quattro tentati omicidi: "Ho conosciuto Leopoldo, certo. Per me era una bravissima persona, era sempre disponibile e gentile e per di più era l'unico che riusciva ad andare d'accordo con mio zio Vincenzo, che aveva un carattere molto forte e talvolta difficile da gestire. Era l'unico che riusciva a calmarlo se si arrabbiava, per questo sono sconcertato per il suo arresto. Mi sembra incredibile che possa aver ucciso otto persone".