Femminicidio a Rosolini, uccisa per 20 euro. Il figlio: “Papà ha dato fuoco alla mamma”
A sei mesi di distanza dalla morte di Laura Pirri, 32 anni, avvenuta il 7 marzo scorso a Rosolini, nel siracusano, emergono i dettagli su quella che era stata inizialmente considerata una morte a causa di un incidente domestico. La polizia di stato, coordinata dalla procura di Siracusa, ha scoperto che quello di marzo fu un femminicidio e che responsabile del delitto è stato ritenuto il marito della ragazza, che è stato quindi arrestato. Secondo quanto emerso dalle indagini, Sebastiano Iemmolo, 36enne compagno della donna, avrebbe gettato del liquido infiammabile e poi avrebbe dato fuoco a Laura Pirri al culmine di una lite per avere 20 euro.
A far insospettire gli investigatori è stata una frase che il figlio della coppia avrebbe detto alla nonna materna, quindi madre della vittima. "È stato papà a dar fuoco alla mamma", le avrebbe confidato spiegando di aver assistito all'omicidio della madre per mano di suo padre.
Sebastiano Iemmolo avrebbe cercato di coprire il suo gesto. A incastrarlo alcune intercettazioni successive all’omicidio nelle quali si sentiva l’uomo parlare con la madre e con il figlio minore, dicendo di aver tentato di "concertare una versione di comodo" e nelle quali rivela anche il movente dell'omicidio "portato a compimento per pochi euro negati dalla vittima al suo assassino". La versione del marito non aveva convinto dal primo momento i parenti della donna e, in particolare, la sorella che aveva raccontato agli investigatori dei continui litigi nella coppia soprattutto per motivi economici. Decisiva anche la testimonianza della madre della vittima che aveva raccontato che il figlio di dieci anni della coppia aveva detto di aver assistito all'omicidio della madre. L'uomo avrebbe maltrattato più volte Laura negli anni ed è stato definita come una persona violenza che per futili motivi avrebbe anche incendiato l'auto di un vicino.
Laura morì dopo 18 giorni di agonia nel reparto di rianimazione del Civico di Palermo per i postumi delle ustioni che avevano colpito il 40% del suo corpo. A causare le ustioni, secondo la testimonianza del marito, era stata l’esplosione di una bombola di gas da campeggio all’interno della casa. Inizialmente le indagini erano state avviate ipotizzando che si fosse trattato di un incidente domestico. Gli sviluppi delle indagini hanno poi fatto emergere l’ipotesi dell’omicidio. Nei confronti dell’uomo è stata emessa una ordinanza cautelare in carcere per femminicidio, maltrattamenti in famiglia nei confronti di un minorenni e incendio.
A indagare sul caso sono stati il procuratore capo Francesco Paolo Giordano, il sostituto Salvatore Grillo e gli investigatori della polizia di stato che hanno svolto le indagini.