Romano Calò torna nella scuola da cui era stato espulso perché ebreo: “Ricordo le lacrime della maestra”

Dopo più di 85 anni Romano è tornato nella sua vecchia scuola per inaugurare una targa dedicata agli ebrei cacciati dalle classi e per parlare con gli studenti di oggi.
A cura di Simona Berterame
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Romano Calò varca l'ingresso della sua scuola d'infanzia G. Mameli di Roma dopo ottantasei anni. Non era più voluto tornare lì da quando, nel 1938 le leggi razziali lo avevano costretto ad abbandonare la sua classe e i suoi amici. "Abitavamo a viale Trastevere e tutte le mattine mia madre mi accompagnava a scuola a piedi – racconta oggi Romano – ma quel giorno non dimenticherò mai il volto della mia insegnante. Ha guardato mia madre in lacrime e le ha detto che non potevo più frequentare la scuola perché ero ebreo".

Poi è arrivato il rastrellamento del ghetto e la fuga per mesi nel tentativo di sopravvivere. "Ci siamo nascosti nei conventi e a casa di brava gente che ci ha accolto e protetto – continua l'anziano – e questa è stata la nostra fortuna. Mio padre non ha voluto procurarsi dei documenti falsi per fuggire e siamo quindi rimasti nascosti. Questa scelta sono convinto ci abbia evitato la morte".

La targa per gli alunni ebrei espulsi

Ieri Romano tornato nella sua vecchia scuola per svelare una targa in ricordo degli alunni ebrei espulsi dal fascismo con l’entrata in vigore delle leggi razziali. Un progetto portato avanti ormai da mesi dall'Associazione Docenti Italiani per la Memoria nelle Scuole. A marzo una targa simile era stata svelata all’Istituto Comprensivo Regina Margherita. Tutto è partito con una ricerca negli archivi delle scuole, cominciando dagli elenchi degli alunni e degli insegnanti allontanati nel 1938. Tra di loro c'era proprio Romano Calò.

Le memorie

La sua testimonianza è racchiusa in un diario, scritto a mano una ventina di anni fa, dal titolo "Famiglia Calò 1943 -1944, Otto mesi di fughe. Una cinquantina di pagine, tutte scritte di suo pugno e correlate anche da alcuni disegni, ovvero le sue personali fotografie di alcuni momenti salienti della sua infanzia. Un modo per continuare a tramandare ancora i suoi racconti ai nipoti ma anche ai giovani studenti.

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